Gli ascolti d'infanzia, dell'adolescenza lasciano il segno: Moostroo è la band bergamasca di bucolica origine e rurale composizione musicale, in grado di concepire un alt-rock con all'interno i seguenti: Afterhours, Figli di Madre Ignota, Zen Circus, Negrita, Timoria, Punkreas e con probabilità tutto ciò che ha gravitato e fatto le fortune nei novanta alternativi italiani.
La differenza la fa un approccio sgraziato e donchisciottesco alle liriche, volutamente e ricercatamente ritmate secondo un'anarchica idea di "rivolta del pane", un ritorno arrabbiato alla base, alla terra e all'odore di sterco.
Più acre del sapore del vil denaro, il gusto del Moostroo ("Mùstrù", mostro grande, orribile a tradurre dal dialetto bergamasco) è quello di tre ex busker orobici, i Jabberwocky, che intagliando il legno di chitarre classiche elettrificate ("LPS") e bassi a due corde ("Il Prezzo Del Maiale") propongono questo grezzo, basico rock-folk da cazzuola e sputi sul palmo della mano ("Silvano Pistola"), concedendo poco spazio all'immaginazione, figurandosi come una live-band di forte impatto.
Riempite le tasche di cartacce punk e patchanka che ancora crepitano nel basso ventre del trio bergamasco, "Moostroo" è un esordio che incarna il pragmatismo contro un vivere speculativo, il menefreghismo nel cantare "Underground" (Celentano in memoria), che insieme alla melodrammatica "Bacio Le Mani" e "Mi Sputo in Faccia" (Gogol Bordello) rappresentano il battito dell'intero lavoro, e che sono testimoni di un provincialismo fatto Stato, di una lentezza di riflessi che si specchia in tutta la nostra Nazione.
18/04/2014