Nelide Bandello Bar Tritolo

Bar Tritolo

2014 (El Gallo Rojo)
post-rock, third-stream
6.5

Nelide Bandello è un creativo batterista veneto che, dopo qualche esperienza hardcore, avvia tutta una ricerca di stampo jazz attraverso i Leibniz, quartetto formato da sax tenore e clarino (Francesco Bigoni), Pasquale Mirra (vibrafono), double bass (Giulio Corini) e batteria.
In “No Leader” (2008) il vibrafono dona un tono onirico, specie nella sonata di “Savoonga”, mentre le sue doti di batterista e compositore si esprimono nel battito pellerossa e nel continuum di assoli sardonici con risvolti di gioco bambinesco di “Cromosomma”, persino esplorando minimalismo (“Harry’s Introduction”) e serialismo (“Kiffelloni”), fino alla cantata di solo sax in “Glue”. Per l’Ep “Optime/Fragile” (2012) l’ensemble si espande a quintetto con l’aggiunta di Enrico Terragnoli all’elettrica e adotta il jazz-rock Davis-iano, specie nel lungo shuffle “The Fading Man”, rarefatto al limite del silenzio.

Il trio Bandello Corini Battaglia (2010) partorisce invece un unico “Da lontano era un’isola”, i cui brani lunghi (“Un ciclista che passa”, “Nelle mani di qualcuno” e “I sentieri di Monte Olimpino”) affondano nell’avanguardia spazialista di Morton Feldman.
Altrettanto rilevante è il suo personale progetto Einfalt che in “Cm 12x12” (2008) e “When The Teacher” (2010) offre free-jazz per violino e chitarra acustica, frammentario ma ipnotico, spesso al limite della musica gestuale.

Bandello presta anche la sua batteria in dischi altrui altrettanto coraggiosi, notevoli “From Time To Time” (2011) del pianista Emanuele Siniscalco, “Off Site Meetings” (2009) del Giulio Corini Libero Motu, “Songlines” (2010) del Federico Squassabia Walkabout, “Skin” (2013) del Nicola Lancerotti Quartet.

Nel 2014 Bandello vara il suo nuovo combo Bar Tritolo tramite il disco omonimo. Le undici composizioni stavolta hanno una fibra diversa, talvolta un groove funk in cui il leader non suona più imploso ma anzi marcato e quasi granitico: “Growl” (con bruma cacofonica che avvolge le evoluzioni di sax), “There Will Never Be Another Youth” (un boogie malaticcio con fanfare), una title track tutta girandole armonico-ritmiche e una “Plot Device” quasi punk.

La tentazione di allentare il ritmo e giocare con i registri è comunque irresistibile anche in questo caso. La marcia funebre mista a lento ballabile di “We Pod” e le scale dissonanti di “Riscolum” s’incancreniscono di effetti strumentali e si rarefanno eleganti. Analoga è “Go Fish It”, mazurka elettronica dall’andazzo horror-gotico e la marcetta swing irregolare di “Rev Donut nr. 3”, più che altro una dimostrazione delle capacità tecniche di Bandello. “El Toro”, nonostante il flamenco demonico di chiusa, spinge poi il processo fino alla palude sonora memore dei suoi Einfalt, e “Licmophora” è un puro e semplice delirio quieto e senza ritmo. Vi è anche un tributo sui generis a Kraftwerk e corrieri cosmici, nella base elettronica e nei tocchi tribali-cosmici di “Svegliati, cazzo!”.

C’è il tritolo della sua anima più rock e anzi jazzcore, memoria delle sue prime esperienze del leader, e c’è il ricorso al silenzio delle sue ricerche colte: con Piero Bittolo Bon ai sassofoni, Enrico Terragnoli all’elettrica e al Podophone responsabile dell’atmosfera diffusamente surreale (più il basso elettrico di Stefano Benni in “Plot Device”), trova un equilibrio tra furia e sublimazione. Instabile, ma proprio per questo intrigante; diversamente da Francesco Cusa, Bandello sfuma e confonde. Altro disco al top per El Gallo Rojo, collettivo che nel 2013 si è tributato nel doppio “El Dia De Los Muertos”.

19/12/2014

Tracklist

  1. There Will Never Be Another Youth
  2. We Pod
  3. Growl
  4. Riscolum
  5. Go Fish It
  6. El Toro
  7. Svegliati, cazzo!
  8. Licmophora
  9. Rev Donut nr. 3
  10. Bar Tritolo
  11. Plot Device

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