Dopo il cavallo di battaglia “Metal Machine Music” e l'incontro con i vocalizzi gutturali di Keiji Haino, l'orchestrina del terrore di Rinhold Friedl torna sul campo di battaglia per la terza volta in tre mesi. Stavolta l'omaggio è ai Whitehouse, con nientemeno che William Bennett in persona a sponsorizzare l'intera operazione prestando anche la voce nel primo dei cinque brani che compongono il disco.
Registrato dal vivo al Musique Action di Nancy, “Whitehouse” ripesca cinque classici del repertorio della creatura che inventò il power electronics – facendo da base fondamentalmente a nove decimi del rumorismo non accademico degli ultimi tre decenni – e li convoglia al solito verso la dimensione cameristica più espressionista possibile. Il cambio di palco evolve i connotati più estremi del suono dei brani, enfatizzandone (come già su “Metal Machine Music”) le componenti espressive e limando gran parte di quelle frequenze di rumore utili solo a torturare i timpani.
“Daddo”, l'episodio più lungo e decisamente più rappresentativo dell'intera performance, è un trip nero come la pece attraverso un magma opprimente, sul quale Bennett riproduce integralmente le gelide invettive dell'originale. Meno furente e decisamente più quieta è “White Whip”, dove l'oscurità domina indiscussa su un terreno devastato da un'esplosione nucleare. “Foreplay” è l'agonia dello stupro al suo culmine spiegata col suono, decisamente più analitica (cinematografica) e penetrante in questa versione sottovoce che nelle grida tormentate che chiudevano “Total Sex”.
Su “Incest” l'ensemble dona uno degli esempi più efficaci della sua traduzione del rumore bianco attraverso le note alte degli archi, ma nonostante questo il brano, al pari della conclusiva “Fanatics” (secondo estratto, dopo “White Whip”, dallo storico “Twice Is Not Enough”), non riesce a mantenere la medesima profondità espressiva del resto dell'esibizione. Nel'opera di Friedl e compagni si configura sempre più lo scopo di rivisitare la noise-music in senso ampio, mettendone in evidenza quelle potenzialità artistiche troppo spesso soffocate dal bieco terrorismo sonico.
18/12/2014