Nascosta dietro una copertina grigia e monotona, compare una figura maniaca. Il forte contrasto bianco-nero, dalla tensione pulp, sembra uscita da “Sin City” di Frank Miller. La tensione erotica e mortale dei seni della donna che brandisce un paio di forbici acuminate ci porta alla mente mitici film di blaxploitation e horror dei 70, e forse non siamo così lontani.
Il nuovo Ep della creatura morbosa di William Bennett continua la sua danza malata dentro l’ombra velenosa dell’Africa ritmica; prima stuprandola e portandola a velocità e strutture vicine alla techno (“Madwoman”) per poi nascondersi tra le sue pieghe più atmosferiche. Le nuove composizione sono nate sotto bandiera Downwards (etichetta fondata da Karl O’Konnor in arte Regis e Peter Sutton, Female) e confermano un andamento di progressiva mutazione del suono di Cut Hands, già intrapreso dall’interlocutorio “Black Mamba”.
Se la title track rappresenta il volto percussivo e muscolare del disco, “Eat Them Like Bread” dà origine a una profonda, lenta, ipnosi estatica che si cuce attorno un mantra oscuro di synth ambientali. La conclusiva “Inchantment” continua questo percorso, desaturando il lato violento del progetto di Bennett e portandolo su un piano di riflessione e introspezione più profondo.
“Madwoman” ci mostra un passaggio complesso e sotterraneo del nuovo progetto del terrorista sonoro ex- Whitehouse (act noise-industrial seminale dei primi 80), in bilico fra un’assimilazione di nuove strutture ipercompresse di violenza ritmica e splendidi\terribili momenti di inquietudine.
Un altro passaggio interlocutorio, ma fondato su piccoli passi di cambiamento organico.
21/09/2013