"Juguya" è il primo full length di Baba Commandant, all'anagrafe Mamadou Sanou, personaggio dalla contorta biografia - ballerino di formazione in seguito prestato alla musica, contraddistinto da una profonda coscienza politica e culturale. Dopo aver girato stili differenti, con la Mandingo Band Baba Commandant si è concentrato su una delle forme musicali d'Africa contaminate per definizione nonché internazionalmente riconosciute: l'afrobeat.
Commandant e la sua band, però, non si limitano a mettere in scena un altro, l'ennesimo, ossequio allo stimatissimo lascito di Fela Kuti e King Sunny Adé, ma mantengono un forte approccio personale che congiunge la loro musica, da una parte con l'eccentricità performativa di Sanou, dall'altra con la psichedelia chitarristica che rientra dalla finestra, pur con un apporto ben più discreto di quanto si sente di questi tempi, ad esempio, più a nord dopo l'exploit della formula Tinariwen.
Al di là della crosta superficialmente liquidabile come "afro-whatever", quindi, quello che si sente tra le otto tracce di "Juguya" è tutto meno che semplice e univoco. Baba Commandant, alla voce e al ngoni, è indubbiamente il centro di ogni brano ("Folon" ne è l'esempio pervasivo supremo), gli ottoni sono spesso e volentieri spinti indietro dalle percussioni e dai riff, dando con questo un'impronta marcatamente più "rock" rispetto ai tentacoli funky tipici più usuali del genere, tutto questo senza dimenticare però il groove, che riemerge a sorpresa con episodi raffinati come la splendida "Ntijiguimorola" o nell'ambience di "I Kanafo".
"Juguya" brilla di una luce tutta sua, portando l'afrobeat, inteso a mo' di sommaria ma non meno necessaria referenza, su coordinate altamente personali e centrifugate fino a far venir fuori una formula eterodossa, snella e coinvolgente.
La SF colpisce ancora, insomma, con Baba Commandant destinato a diventare indubbiamente un nuovo nome caldo anche al di qua del Mediterraneo, sperando vivamente che nella transizione non si perda lo spirito libero e "proto-punk" che alberga implicitamente tra le corde di questo "Juguya".
(08/09/2015)