Faith No More

Sol Invictus

2015 (Ipecac)
alt-rock, crossover

Diciotto anni non sono passati invano, se i fan dei Faith No More possono ora abbracciare il nuovo capitolo di una storia che temevano chiusa per sempre. Non che Mike Patton nel frattempo non si sia fatto vedere (e sentire) in giro, tutt’altro, ma il brand FNM continua a suscitare un fascino del tutto particolare.
Fra i maggiori protagonisti della determinazione del significato di “crossover”, la band californiana vent’anni fa era considerata come uno dei massimi riferimenti della scena alt-rock mondiale, e Patton sembrava in procinto di diventare una rockstar plurimiliardaria. Poi l’improvviso stop, nel 1997, dopo un lavoro comunque di buonissima fattura, quale fu “Album Of The Year”.

Il ritorno, dopo tutto questo tempo, è all’insegna dei medesimi suoni frequentati in passato, senza però (e c’era da aspettarselo…) la folle ispirazione che rese immortali lavori quali “Angel Dust” e “King For A Day, Fool For A Lifetime”, un caleidoscopio stilistico tuttora irraggiungibile. Ed anche il rabbioso impatto d’urto (figlio dell’adolescenza e del background metal) dei primissimi lavori è chiaramente tramontato per sempre.
Ma il tanto atteso e sospirato “Sol Invictus” suona sincero, magari un po’ debolino, ma ricco sì di spunti piacevoli e interessanti, in grado di mostrare una formazione che non sembra certo in via di decomposizione, ma appare viva e vegeta.

Sono le note di un pianoforte a introdurre l’iniziale title track, sulle quali la voce del poliedrico Patton si stende a tratti inquietante.
Immediatamente veniamo scaraventati nel bel mezzo degli anni 90, con un’alternanza di ritmi aggressivi (la superba “Superhero”), morbidezze in controtempo mai scontate (“Sunny Side Up”), saliscendi di grande intensità (“Separation Anxiety”), gradevoli rotondità (“Black Friday”, la conclusiva “From The Dead”), e progetti più strutturati, a tratti melodrammatici (“Matador”), con qualche momento minore (“Rise Of The Fall”), ma sempre ben suonato.

Per alcuni sarà il disco che i Faith No More potevano risparmiarsi (e risparmiarci), per altri sarà un felice déjà vu: di sicuro anche da questi solchi riscopriamo la grandezza di una band fra le più importanti degli anni a cavallo fra gli 80 e i 90.
A conti fatti una prova buona e rispettabile, pur se priva di momenti tanto memorabili da poterli porre sullo stesso piano dei tanti brillanti gioielli del passato.

22/05/2015

Tracklist

  1. Sol Invictus
  2. Superhero
  3. Sunny Side Up
  4. Separation Anxiety
  5. Cone Of Shame
  6. Rise Of The Fall
  7. Black Friday
  8. Motherfucker
  9. Matador
  10. From The Dead

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