Non mollano la presa i Parquet Courts, continuando a cavalcare l’onda dell’improvvisa notorietà nel circuito underground mondiale, riempiendo il mercato con progetti paralleli (Parkay Quarts, ma son sempre loro con soltanto il nome modificato) e disseminando live set serrati e devastanti (li abbiamo visti poche settimane fa al Monk di Roma).
Per chiudere in bellezza il 2015, ecco un nuovo lavoro (chissà per quale motivo presentato in via ufficiale nelle vesti di Ep) quasi interamente strumentale, che mette in rilievo il loro lato più experimental noise.
In queste tracce i ragazzi travasano il risultato di session nelle quali si son lasciati prendere la mano dall’urgenza di suonare senza canovacci prefissati, a briglie sciolte, con chitarre ed elettronica che si rincorrono a disegnare inestricabili muri di suoni, e il piglio di chi da un lato vuole osare, e dall’altro prendere bonariamente per i fondelli l’ascoltatore.
“Monastic Living” esce per Rough Trade, un esordio che avremmo immaginato diverso nei contenuti, ma i Parquet Courts approfittano della chance per spiazzare tutti, quindi totale assenza di “canzoni”, sostituite da una studiata alternanza fra brevi staffilate noise da un minuto o poco più (“Elegy Of Colonial Suffering” e “Frog Pond Plod” sono figlie dei Sonic Youth primi anni 80) e lunghe digressioni giocate sulla ripetitività (“Vow Of Silence” arriva a coniugare kraut e shoegaze).
Feedback innestati su loop senza fine, rumorismi assortiti, libertà espressiva a tutto spiano, e una chicca piazzata in apertura, la sana follia della concisa ed efficace “No, No, No!”, l’unico sprazzo pseudo-cantato.
Poi ulteriori 33 minuti di intransigenza che hanno giusto il rischio di tediare i fan poco avvezzi alle forme di rock più avanguardistico.
“Monastic Living” è un lavoro coraggioso, che ci lascia curiosi di percepire le prossime mosse della band newyorkese, di scoprire quali mondi deciderà di esplorare: se concentrarsi sulla scrittura di un nuovo “Sunbathing Animal” o andare a parare altrove, lì dove nessuno si sarebbe aspettato.
Magari con una copertina migliore di questa…
(04/12/2015)