Róisín Murphy

Hairless Toys

2015 (PIAS)
avant-pop, lounge

E pensare che giusto un anno fa, con una faccia tosta che ha dell'incredibile (o forse sarebbe meglio aggiustare il tiro e definirla semplice autoironia?) dall'altro lato dell'oceano c'era chi vaneggiava evasività e ambiguità di ogni sorta e non esitava addirittura a rifilarlo come titolo del proprio album, come se potesse arrogarsi il diritto di riferirlo a se stessa. Peccato che ci sia chi di un termine come “elusivo”  potrebbe fregiarsene con tutti i crismi, reclamarlo per sé e vestirsene come se si trattasse di un abito pregiato, come se quella sola parola potesse racchiudere tutta la propria essenza. Per l'appunto, Róisín Murphy risponde perfettamente a questo profilo, con buona pace della chanteuse di cui sopra, e non ha proprio mosso un dito per dimostrarlo. A parlare a suo posto intervengono i fatti, e un disco come “Hairless Toys” ha dalla sua un bel po' di cartucce da sfruttare, anche e soprattutto a comprova dell'assunto di cui sopra. Otto anni di attesa non sono proprio passati invano.

Al netto delle considerazioni sul personaggio, di certo abilissimo nel depistare le tracce sul suo operato, di darsi per disperso nonostante un'attività tutt'altro che di poco conto per tracce altrui, singoli e bizzarri progetti di recupero di grandi classici del pop italiano, è questa stessa elusività a caratterizzare un terzo lavoro solista che di fatto, non soltanto taglia i ponti con quanto in piazza attualmente, ma nel metodo anche con quanto proposto dalla stessa cantante in ormai venti anni di carriera. Non che miss Murphy sia propriamente nuova a sconvolgimenti, anche profondissimi, nel modo di interpretare il proprio lavoro. Di certo in ben pochi avrebbero osato immaginare un disco così godereccio e sintetico come “Overpowered” dopo il tripudio di incastri e sperimentazioni in salsa jazz-pop che fu “Ruby Blue”. Se già ripensarla a reinterpretare Mina o Patty Pravo fino a due anni fa sembrava dunque uno sforzo di immaginazione al confine con la fantasia, ritrovarla giusto l'anno dopo in piena fuga da ogni massimalismo e grandeur di sorta, a suggerire piuttosto che infierire, è stata un'altra di quelle svolte che anche a vederla in prospettiva risultava difficile prefigurarsi. D'altronde, dalla più eccentrica tra le dive in circolazione, aspettarsi un allineamento era opzione da scartare già in preventivo.

E quindi, “Hairless Toys”. E sono attimi sospesi nel tempo, momenti cristallizzati e protratti secondo logiche che sfidano i canoni della pop-music, gestiti attraverso criteri espressivi che denotano un carattere progressivo serpeggiante, quasi riassuntivo rispetto alla varietà di registri con cui la Murphy lascia raccontare i vari brani. Indicativo del metodo creativo del lavoro si pone comunque già la traccia d'apertura, “Gone Fishing”, ispirata al documentario cult “Paris Is Burning” e alla comunità queer newyorkese. Con un'andatura pacata e sommessa a ricordare le finezze ritmiche di “Dear Diary”, una costruzione apparentemente statica che si modifica con inserzioni delicate, sempre ben amalgamate nel contesto di appartenenza, e infine con una voce sparsa, usata con un understatement insolito per una vocalist solitamente più estrosa e potente, il pezzo traccia le coordinate generali del disco con precisione chirurgica, lasciando che siano le varie scelte sonore a donare volta volta ulteriore carattere ai singoli brani. Con tutto che un qual certo sentore jazzy soggiace a gran parte dell'impalcatura più strettamente musicale, rendendolo quasi l'erede spirituale di “Ruby Blue” che a quell'immaginario ci ha eretto un autentico momento, il discorso prende però rapidamente pieghe diversissime, giocando su un'elettronica pulsante, minimale, tanto apparentemente standardizzata nelle fogge quanto in realtà sfaccettata nei riferimenti e negli esiti.

Non mancano di certo accostamenti alla house, eppure del revival che ha contagiato il Regno Unito in queste ultime due stagioni non vi è traccia. È ipnotica nel suo battere droneggiante “House Of Glass”, con un contorno melodico da primavera dream-pop, tanto quanto invece si profila maliziosa e sorniona “Exploitation”, tutta giocata su tensioni che non esplodono mai, su conflitti svaporati in attesa di una risoluzione, che nemmeno la lunghezza ben poco essenziale sa (o vuole) estinguere. Tutt'altro che l'euforia da party dei Disclosure o di Jess Glynne, insomma. Il taglio funky conferito a “Evil Eyes” viaggia sì all'insegna di un indirizzo maggiormente popolare, ma gli intrecci compositivi e la rarefazione canora ne impediscono ogni comunanza con i ben più dirompenti compagni di brigata. Per non parlare di situazioni impensabili in un disco di dance pura come la title track, carica di una dolcezza interpretativa che non fa rimpiangere minimamente le pur eccelse stravaganze vocali dei precedenti dischi, oppure le cadenze voluttuose da after di “Uninvited Guest”, il momento più convintamente lounge nel complesso.
Alla Murphy interessa ormai ben poco di essere la diva del dancefloor (ammesso che poi lo sia mai stata, eclettica come si è sempre mostrata), quel che le preme è di illustrare le possibilità di un universo artistico avulso alle esigenze della contemporaneità, di scavarsi una nicchia nella quale inserirsi, con cui magari poter, chissà, dialogare anche con il futuro.

Intanto qualche sassolino la Nostra lo ha lanciato: si prenda “Exile”, con l'arrangiamento dalle coloriture country-soul e la predominanza della chitarra sullo spettro di tastiere, per un canzone dalle venature espressive comunque in evidente dialogo con l'universo dell'elettronica. Oppure, perché no, la conclusiva “Unputdownable”, nella quale il confronto tra acustico ed elettrico viaggia sui criteri di un “less is more” elevato a stato dell'arte? Da qualsiasi parte lo si prenda, di questi tempi un disco come “Hairless Toys” non ha proprio paragoni. L'unconventional diva per eccellenza del pop anglosassone continua a rubare cuori.

03/04/2015

Tracklist

  1. Gone Fishing
  2. Evil Eyes
  3. Exploiation
  4. Uninvited Guest
  5. Exile
  6. House Of Glass
  7. Hairless Toys (Gotta Hurt)
  8. Unputdownable


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