L'altro fatto, invece, è stata la partecipazione a un concerto per l'Unesco, durante il quale Corinne ha cantato la sua vecchia hit "Like A Star" accompagnata da due colossi del jazz quali Herbie Hancock e Wayne Shorter, un'esperienza che lei stessa ha descritto al Daily Telegraph con queste parole:
Non mi ero mai resa conto di quanto fosse lineare la melodia di quel pezzo, sembra quasi orizzontale, e invece Wayne l'ha trasportata in verticale, facendole fare salti enormi e sparandola in alto e in basso [...] è stato un tripCosì Corinne si è costruita uno studio nella sua casa di Leeds, dove assieme al nuovo compagno e collaboratore di vecchia data, Steve Brown, ha trascorso gli ultimi anni a sperimentare e imparare l'arte della produzione, tra sovra-incisioni, chitarre e sintetizzatori, cesellando poco a poco quelle fluttuanti linee di pensieri e parole che poi si sono organicamente tramutate in canzoni.
Una volta affinata la tecnica, Corinne è partita alla volta di Los Angeles con lo scopo di "cercare il sole"; doveva starci una settimana, e invece vi è rimasta per ben sette mesi. Durante il soggiorno, ha fatto conoscenza con quasi tutti i musicisti che circolano nel mondo della Brainfeeder di FlyLo, ma ai fini di questo disco l'amicizia più importante è stata sicuramente quella stretta con Paris & Amber Strother, ovvero le due sorelle del progetto KING, che giusto qualche mese fa ci ha donato uno dei debutti più caldi dell'anno, "We Are KING". Assieme a loro, Corinne ha scritto pezzi come "Green Aphrodisiac" e lo spumeggiante singolo di lancio "Been To The Moon", veri e propri solluccheri di moderno soul, tinteggiati da un filo di elettronica e, nel caso del secondo, anche di una breve ma godereccia coda strumentale di ottoni.
Si trattava, insomma, di far entrare la luce, di tornare a sorridere e di rendersi conto che la vita va avanti, basta prestare la dovuta attenzione a quella vocina che ci guida da dentro. Anche per questo, "The Heart Speaks In Whispers" è un album talmente denso, ricco e stratificato che ha bisogno di tempo per decantare e farsi apprezzare a pieno, ma il suo fascino è palese anche a un primo ascolto. Del resto l'immaginario video/fotografico che accompagna il disco è tutt'altro che casuale; il sole di Corinne è caldo e colorato, ma anche psichedelico e ancora vagamente alieno, come del resto lo è il deserto attorno a Los Angeles (qualcuno ricorderà il video di "Sometimes A Man" di Shamir, che in tale deserto c'è nato e cresciuto).
I sussurri del cuore di Corinne, dunque, si riflettono come i raggi del sole contro una lastra di metallo, o come il sax di Shorter contro la più lineare delle melodie; l'iniziale "The Skies Will Break", per esempio, parte con un breve giro di piano ma progredisce poi in un 4/4 che sul finale sconfina nella dance, ma anche la pigra chitarra che dà l'attacco a "Hey, I Won't Break Your Heart" presto s'impenna assieme al resto della strumentazione in un accorato gospel-soul.
Per quanto ancora saldamente ancorate alla forma-canzone, le nuove composizioni di Corinne hanno veramente acquistato la tendenza a muoversi in verticale e a far cangiare gli arrangiamenti, e anche quando la voce suona un po' troppo dolce, o il falsetto a tratti si fa implorante come una bambina in cerca di attenzioni ("Horse Print Dress"), questi mini-torrenti di musica s'insinuano sotto pelle a ogni ascolto.
Il momento più emozionante arriva con "Caramel", vero e proprio inno alla vita, nel quale si coglie appieno il senso di rinascita emotiva dell'autrice, soprattutto quando la si sente intonare un ritornello come questo:
It tastes like caramelGirava voce che Corinne fosse andata in America per lavorare addirittura con Pharrell Williams, ma anche se fosse vero, il risultato di tale incontro al momento non ha visto la luce. Per quanto ci riguarda, è solo un bene; la Virgin non riprenderà mai indietro i costi di anni lavorazione per questo disco, dal momento che i tempi del suo milionario debutto sono ormai lontani e un album come "The Heart Speaks In Whispers" è fatto più per insinuarsi tra le pieghe del tessuto che non imporsi al mondo intero.
After all this bitterness
Delicious as caramel
And it's like seeing the sun again
After years of only pouring rain on my soul
It doesn't matter now
Just to know it's possible
Is all I ever dreamed
You give me strenght
I don't know why
You resurrect me from the pyre
And it's the sweet death of your pain
After all this bitterness
Caramel
Ma a trentasette anni di vita e con una carriera centellinata di uscite, Corinne Bailey Rae è una songwriter fatta e finita, capace di costruire un album con emozione, sapienza tecnica e quel tocco glamour che la rende a tratti squisitamente pop, il che non guasta mai. Non abbiate alcuna fretta di farvelo piacere o meno, insomma, ma fatelo piuttosto passare sul piatto o in cuffia al momento giusto; del resto Corinne ha impiegato sei anni per concepirlo, mica vorrete farlo fuori in un'ora?
(19/05/2016)