Ossatura

Maps and Mazes

2016 (ReR)
avantgarde

"Maps and Mazes", terzo album ufficiale degli Ossatura (se si eccettua la loro partecipazione allo splendido box "Musica Improvvisa"), esce a suggellare il ventennale esatto dalla fondazione di questo ormai storico ensemble sperimentale (autentico vanto dell'avantgarde "Made in Italy"), che vede sempre intatto il nucleo originale, ovvero Elio Martusciello all'elettronica, Fabrizio Spera alle percussioni (di cui molte amplificate) e Luca Venitucci alla fisarmonica e oggetti vari.

Erano quattordici anni che gli Ossatura non incidevano più un album a proprio nome, e "Maps And Mazes" riesce pienamente a ricompensare la lunga attesa. Molti rimarranno sorpresi dall'ascolto di questo nuovo disco, che si presenta fin da subito come il loro lavoro più accessibile e comunicativo (in effetti, si ebbe già un primo sentore di cambiamento di rotta nell'album "Chamber Rites" dello stesso Elio Martusciello con Fabrizio Casti). Se il loro primo album, "Dentro" (ReR, 1998) fu un autentico exploit nell'ambito della rinascita della scena d'avanguardia italiana (era l'epoca di "In Frantumi" degli Starfuckers), il secondo "Verso" (ReR, 2002) fu invece un ardito esempio di autentica astrazione elettroacustica.

"Maps And Mazes" si discosta in larga parte da quegli estremismi sonori, ma ne conserva in nuce tutti i codici formali. Visto in quest'ottica, questo è il disco dove si raggiunge una perfetta sintesi tra sperimentazione pura e piena comunicatività. Non è casuale che solo "The Great Lens" e "Rain Clouds" richiamino apertamente il loro passato musicale, quando invece altrove si va a lambire addirittura il sofisticato rock da camera di David Sylvian in "Acqua" (che è, tra l'altro, la loro prima canzone in assoluto) e il jazz estetizzante di marca Ecm in "Lunation" e "Diluvio" (seppur sempre con qualche elemento disturbante di fondo).

"No Blind Spots Left" adotta addirittura massicce dosi di "frippertronics" su un tappeto di percussioni africane. "Low Tide Walk" e la title track sono caratterizzate da un'elettronica minimale che va a compenetrarsi nella musica popolare.
Di grande effetto è "The South", che unisce rumori d'ambiente con un parlato colloquiale (qui di Mike Cooper) insieme a rarefazioni sonore. Niente male neppure il free-jazz da effetto "thrilling" di "De natura maris" e il dovuto omaggio alle loro radici free-rock, discepolo dei gloriosi Henry Cow, di "Binoculars".

Come giustamente suggerisce il titolo dell'album, la nostra vita è tutta un ricercare una propria dimensione nel presente, anche con l'ausilio di "mappe e labirinti". È una strada quindi tortuosa, ma sempre cangiante e affascinante.

09/09/2016

Tracklist

  1. Lunation
  2. No Blind Spots Left
  3. Acqua
  4. Binoculars
  5. The Great Lens
  6. Sea of Thoughts
  7. De natura maris
  8. Low Tide Walk
  9. The South
  10. Sunbeams
  11. Maps and Mazes
  12. Rain Clouds
  13. Diluvio

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