Con più di cento pubblicazioni discografiche e un profilo cult alquanto atipico, Paul Roland è uno dei misteri più affascinanti di quegli anni 80 spesso liquidati distrattamente dalla stampa soltanto come l'era del synth-pop.
Scrittore, musicista, giornalista e studioso di fenomeni paranormali, il 57enne del Kent è un escursionista del lato oscuro dell'umanità, un romantico personaggio quasi ottocentesco e anacronistico, uno dei pochi musicisti per il quale il temine psichedelia assume una valenza sostanziale e non puramente estetica.
Eccentrica, fantasiosa, ma nello stesso tempo austera e colta, la musica di Paul Roland necessita di un solo ascolto per poter lasciare un segno indelebile nella memoria, ed è proprio un gioco di memoria quello che propone "In The Opium Den", gustosa retrospettiva che include i primi tre album e vari inediti.
Per tutti i suoi fan "Danse Macabre" rappresenta il punto nodale della carriera artistica del musicista, la sua visionaria rilettura del simbolismo del sovrannaturale e le subordinate atmosfere gotico-medievali e decadenti sono una miscela musical-letterario che ha eguali solo in Syd Barrett e Robyn Hitchcock, con i quali dà forma alla sacra trimurti della psichedelia cantautorale.
Posto in apertura, l'album del 1987 è una deliziosa sintesi dell'arte divinatoria di Paul, un progetto che nelle sue manifestazioni più estroverse ("Witchfinder General", "Madame Guillottine", "Twilight Of The Goods" e il suo unico hit-single "Gabrielle") tradisce la passione per il glam-rock di Marc Bolan, musicista al quale ha dedicato ben due biografie. Altrove prevale la fine arte di narratore del mistero, con pregevoli folk-song da autentico troubadour ("Buccaneers"), trame di puro esoterismo ("In The Opium Den"), ballate vellutate e altresì solari ("Still Falls The Snow") e un'affascinante rilettura di Syd Barrett ("Matilda Mother").
Pubblicato sotto il moniker di Midnight Rags, l'esordio di Paul Roland ("The Werewolf Of London") è stato per anni il suo album più raro e controverso; le incursioni synth-pop alla Gary Numan di "Brain Police" e "The Cars That Ate New York", le velate finiture folk di "Flying Ace" e il mix di cultura hippie e psichedelica che aleggiano altrove, sono comunque motivo sufficiente per benedire l'inclusione di "The Werewolf Of London" in questo doppio cd.
La presenza di inediti e di vari singoli non è superflua, anzi sottolinea la palese ossessione per i T. Rex in "Hot House" e "Oscar Automobile", mentre l'enigmatica "The Old Dark House" e la suadente "Alice's House" anticipano le migliori intuizioni del songwriting tardo-barocco dell'artista.
Completa il quadro retrospettivo il mini-album "Burnt Orchids", primo passo di Paul Roland verso l'autonomia stilistica. Il sound qui è corposo e ricco, con brani appiccicosi come una mantra ("Death Or Glory"), divagazioni immaginifiche ("The Puppet Master") e primi timidi capolavori ("Burnt Orchids"), che di lì a poco si moltiplicheranno dando vita a una sequenza di piccoli gioiellini di cantautorato alieno ("Danse Macabre", "A Cabinet Of Curiosities", "Happy Families" e "Duel"), il cui ascolto diverrà quasi obbligatorio e vitale per chiunque abbia l'ardire di cominciare la sua escursione con questa interessante compilation.
22/07/2016