Gli anni Ottanta che ritornano con i tempi e le modalità della
net generation.
E non si parla solo di trama e personaggi del telefilm creato e diretto dai Duffer Brothers: è la genesi stessa della
soundtrack ad aver seguito dinamiche prettamente "2.0".
Con all'attivo un solo
full-length per la Mannequin Records, il quartetto texano dei
SURVIVE è riuscito a farsi notare - grazie a due brani transitati dalla colonna sonora dell'
action "indie" "The Guest" - dai sopracitati fratelli registi.
Il trailer assemblato per proporre lo show a Netflix è stato infatti musicato proprio con le loro tracce: il connubio ha funzionato alla perfezione e i Duffer hanno prontamente contattato la band; mollare il proprio
daytime job, però, non è cosa facile e solo Kyle Dixon e Michael Stein hanno risposto alla chiamata, entrando a pieno regime nel progetto Stranger Things.
Il raggio d'azione dei SURVIVE e - per estensione - della coppia Dixon/Stein è il revival delle sonorità synth-wave, frutto dell'amore per gli
Eighties (e talvolta anche per i
70's): non stupisce pertanto la scelta degli autori di coinvolgere i due musicisti, per completare il taglio da
Spielberg-meets-Carpenter della serie televisiva.
Serie che - un po' come questa soundtrack - sarebbe sbagliato liquidare come una mera operazione-nostalgia; certo, le strizzate d'occhio a (noi) geek sono innumerevoli, e anche lo score - pensiamo ad esempio ai suggestivi credits - regala più di un brivido nostalgico.
Ma il citazionismo, che avrebbe reso "Stranger Things" un divertissement e nulla più, viene superato da una narrazione serrata, tanto che l'ultimo episodio, seppur prodigo di eventi, fatica a tenere testa alle aspettative di climax generate dalla serie.
I personaggi, nel loro essere stereotipi, non sono bidimensionali: la "bella" è anche una secchiona, il "bullo" non è una canaglia a senso unico e il character oscuro e carismatico gode di un happy ending solo parziale.
Allo stesso modo la narrazione, a tratti sincopata, viene supportata da brani ora atmosferici, ora incalzanti, movimentato commento ai chiaroscuri che vanno ad assemblare la trama.
E' qui che il crogiolo del
SURVIVE-sound risulta particolarmente efficace, con i brani dall'incedere prettamente
ottantiano che trovano l'ideale contraltare nei passaggi
neo-kosmische, del resto i
Tangerine Dream sono senza dubbio un'importante influenza per i nostri.
Uscita in digitale lo scorso agosto, l'edizione in cd e vinile seguirà ad ottobre; ideale compendio sarebbe un terzo volume, che comprendesse i brani non originali inseriti nel telefilm (l'elenco comprende gruppi del calibro di
Joy Division e
Clash).
Una OST che anche presa a sé stante brilla di luce propria: un ottimo esempio di ambient sintetica da assaporare a occhi chiusi, nella propria stanza.
02/10/2016