Yann Tiersen

EUSA

2016 (Mute)
modern classical

Con i suoi ultimi album, da “Dust Lane” in poi, Yann Tiersen ha provato a spingersi (con esiti alterni) sempre più addentro uno stile che al lessico del folk minimale e della musica classica univa gli alfabeti del post-rock, dell'elettronica e più in generale di una voglia di sperimentare senza particolari freni inibitori. Dopo tre album e un lustro appena concluso, però, adesso è giunto il momento di tornare a casa. A Ousseant, Eusa in lingua bretone, l'isola che negli ultimi vent'anni, a cominciare dall'ancora oggi poco conosciuto “Le Phare”, ha ispirato la stragrande maggioranza dei brani del compositore francese, nonché il luogo dove quest'ultimo ha infine scelto di vivere.

Da un altro punto di vista, tornare a casa può avere anche un significato più profondo e simbolico: vuol dire ridurre il tutto ai minimi termini, all'essenza delle cose, alle origini stesse di musicista. Non sono più solo sensazioni quelle che Tiersen cerca oggi nella propria arte, ma una geografia esatta da tradurre in note. L'ossessione quasi maniacale per ciò che è locale, o localizzabile, in un'epoca globalizzata, si è tradotta giusto un paio d'anni fa nel recupero di luoghi e di lingue lontane: l'islandese, il gaelico, il bretone – ma in quest'ultimo caso non è nemmeno una novità. In questo discorso si inserisce “Eusa”, un ritorno alle origini e in un certo senso anche un ulteriore passo in avanti nella sempre più peculiare traiettoria artistica del compositore di origini belghe e norvegesi, ma allo stesso tempo un capitolo destinato a restare, con ogni probabilità, un caso isolato nella sua personale discografia.

Mentre nel precedente “Infinity” i brani erano stati scritti utilizzando strumenti giocattolo, qui il punto di partenza coincide con il titolo dei brani: i field recordings registrati nei luoghi prescelti sulla mappa di “Eusa” ispirano e quasi sempre accompagnano i tasti del pianoforte, alla ricerca di un rapporto più intimo e veritiero, diremmo ancestrale, tra il paesaggio, le atmosfere che evoca e le note. Le onde che si infrangono sulle scogliere, il fruscio del vento sull'erba, il volo dei gabbiani, e poi quel silenzio assoluto di cui abbiamo ormai perso memoria e nel quale si insinua, quasi in punta di piedi, la musica.
Non è perciò un caso che le dieci composizioni dell'album, registrate infine presso gli studi di Abbey Road e intervallate da otto improvvisazioni denominate “Hent” - letteralmente i sentieri che conducono da un luogo all'altro dell'isola, nella maggior parte dei casi meri interludi d'impronta ambientale - arrivino a diversi mesi di distanza dalla pubblicazione del quaderno di spartiti e fotografie reperibile fin dal tour europeo della scorsa primavera. “Eusa” era pensato per restare un progetto su carta, necessariamente incompiuto, e solo in un secondo momento traslato a tutti gli effetti in musica.

Il richiamo di un uccello notturno è deputato dunque a inaugurare un tragitto che ha come prima tappa i girotondi di “Pern” e in secondo luogo le nostalgiche atmosfere di una “Porz Goret” che richiama alla memoria le vecchie “Comptine” di estati ormai lontane, rinsaldando il legame con idee che credevamo ormai definitivamente accantonate. La quiete apparente che governa “Yuzin” ne rappresenta una sorta di variazione al tema, prima di tuffarsi nelle lievi fughe in controluce di Roc'h ar Vugale. I nostalgici del Tiersen di Amelie Poulain potranno invece cullarsi sui brillanti valzer di “Penn ar Roc'h” e sulle trasognanti atmosfere di “Penn ar Lann”, forse in assoluto i vertici di questa mappa ricca di tesori. I tocchi veloci di “Kadoran” offrono scorci più vividi prima che la calma ritorni là dove c'è stata una breve tempesta, strizzando l'occhio all'ordine leopardiano delle cose.

Rinunciando (forse solo momentaneamente) agli impulsi avanguardisti, alle influenze rock ed elettroniche e financo agli orpelli orchestrali, in un ritorno al minimalismo più puro, Yann Tiersen rende omaggio al luogo d'elezione. Un luogo molto piccolo e lontano, situato com'è a trenta chilometri dalla terraferma, ma dotato di una magia che solo la musica può provare a descrivere.

30/09/2016

Tracklist

  1. Hent I
  2. Pern
  3. Hent II
  4. Porz Goret
  5. Lok Gweltaz
  6. Hent III
  7. Penn ar Roc'h
  8. Hent IV
  9. Kereon
  10. Hent V
  11. Yuzin
  12. Roc'h ar Vugale
  13. Hent VI
  14. Penn ar Lann
  15. Hent VII
  16. Enez Nein
  17. Kadoran
  18. Hent VIII


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