Ciò che fa la differenza è il corredo d'arrangiamento, una maratona di orologerie elettroniche che battono il tempo, interferiscono, disturbano, sottolineano, o semplicemente risuonano con le canzoni. In "Am I A Man" attivano uno stomp, nell'invocazione "Freedom To Sink" diventano una vera e propria locomotiva ritmica, in "Cargo Cult" s'inventano un blues sgocciolante, nel country tetragono di "Storm" si eccitano in uno scalpiccio senza posa. La più affascinante è la mescalero "You Keep Me Thinking", per tamburelli e respiri.
Ma il procedimento si spinge fino a toccare il soul, nel mantra "How My Son" (oasi drone, percussioni ticchettanti), e a un bozzetto solo strumentale, "Far Away", squisito western elettronico a tecnica mista.
Forte di un armamentario di techno, Idm, e musica d'avanguardia, tipici della scena berlinese, è un disco enigmatico, riflessivo e cupo, ma a ritmo rapido, dove tutto cambia rimanendo, al contempo, sempre identico. Manca un vero finale, sciupato da una ghost track: si fa perdonare col ritornello in forma di concertino dadà di "Uneven Steps", vertice di disgiunzione.
(30/03/2017)