O-Janà

Le partenopee Alessandra Bossa (tastiere) e Ludovica Manzo (voce), anche con base in Svezia, fanno coppia a nome O-Janà e debuttano - a parte un Ep omonimo, 2012 - con “Inland Images”. Alcuni numeri spiccano veracemente. Su un vibrante battito tribale, “Proud Of The Accidents” dispone una galleria di effetti elettronici arcani e scampoli di serialismi pianistici (un punto invece debole nel canto declamato). Analoga è “Illusion. First Sentence, Right”, cortina di sussurri su piano riprocessato. “Le Quatuor Exquis”, altro sottofondo rarefatto d’avanguardia (ricavato da componimenti di Regis Hubi e Quatuor IXI), ancor più libero, dipinge prodigiosi arabeschi elettronici.

Da una “Balloon”, dimessa, aurorale, contornata e punteggiata di percussioni casuali, si passa all’eponima “Inland Images”, inno lirico su landa magica in stile Dead Can Dance. “Am I Eternal?” è una cavatina dodecafonica, “Rage” una danza ipnotica. Altri numeri suonano invece verbosi, confusi, e soprattutto meno avventurosi: “Butcher Shop”, “A Love Story”, “Old Keys”, “Like A Boat”, “The Crescent Moon Bear”, in parte “Promise”, trip-hop pianistico che va in frantumi in un baratro di stridori.

Album poco bilanciato al limite dell’imperfezione. Alcuni momenti sono corti e senza sviluppo, altri troppo allungati che seguono uno nell’altro come fossero suite, per motivi imprecisati. Ma che classe, che voglia di sperimentare nel loro avanspettacolo di ricerca, che fascino nel loro pianobar di Broadway in vena di dotte bizzarrie che echeggiano anche il tardo Scott Walker. Terzo membro, di nome e di fatto, pure riportato in copertina: il percussionista improvvisatore elettroacustico Michele Rabbia, una buona armatura tanto tecnica quanto virtuosistica. Il nordico Eivind Aarset (anche su ECM), altro ospite navigato, completa in due momenti con la sua chitarra. O-Janà, da “janara”, streghe delle leggende campane.

06/12/2018