Anche per il giovane Angelo De Augustine è arrivato il momento di crescere e di abbandonare le confortevoli pieghe del lo-fi. In questo processo d’emancipazione, il rinnovato supporto di Sufjan Stevens (patron dell’etichetta Asthmatic Kitty) e la produzione di Thomas Bartlett (aka Doveman) permettono al musicista di elaborare l’album più flessibile e creativo della sua pur breve carriera.
Abbandonata la confortevole vasca da bagno (luogo scelto per le registrazioni del precedente album “Swim Inside The Moon”), De Augustine prosegue nella costante ricerca di un antidoto al dolore e alla sofferenza, spesso causata dall’abbandono e dalla perdita degli affetti più cari. E’ infatti il tono flebile della voce, il sussurro emotivo che più di ogni altro elemento descrive alla perfezione il mondo del musicista: un universo popolato di cuori infranti, di delicata malinconia e storie quotidiane di vita di periferia.
Quello che è invece cambiato in “Tomb” è l’estetica della rappresentazione, gli arrangiamenti sono curati, puliti, nitidi, eppur intensi. La forza espressiva delle canzoni non viene mai turbata o stemperata dalle raffinate alchimie di Doveman, il contenuto lirico è valorizzato da accordi ora vivaci, ora cupi, in un gioco di alternanze emotive che è naturale, autentico.
La coinvolgente spontaneità armonica di “You Needed Love, I Needed You” non è dissimile da quella di altre ballate acustiche, ormai pubblicate a getto continuo, tuttavia piccoli dettagli strumentali, pregevoli accordi di fingerpicking, e una sentita interpretazione, riescono nel difficile compito di trasformare poche note in un potenziale piccolo classico alla Elliott Smith. Questa abilità nel dosare gli elementi, è in verità palese già dalle prime note della title track, che introduce l’album con scintillanti accordi di chitarra, scanditi al ritmo di un immaginario metronomo, sui quali la voce di De Augustine si libra con toni eterei.
A dispetto dei testi ricchi di angoscia e sofferenza, “Tomb” è un album solare: se per “All To The Wind” il musicista ricorre alla spavalderia pop-psych dei Beach Boys, per il singolo “Time” ruba perfino il riff a “Walk On The Wild Side”, confondendone la cadenza ritmica con un seducente fischiettio. D’altro canto il minimalismo delle soluzioni d’arrangiamento è ricco di felici intuizioni: basta infatti un briciolo di elettronica per riempire di pathos le romantiche note di “Somewhere Far Away From Home”, o per trasformare “Kaitlin” in un chamber-pop dal tono lieve. Resta sempre la semplicità la fonte energetica del songwriting di De Augustine, ed è questa la ragion d’esser di canzoni come “Tide”, “Wanderer” e “A Good Man’s Light”, che pur non brillando per originalità, crescono a ogni ascolto, diventando infine familiari e strutturalmente complementari al pregevole affresco sonoro dell’album.
Con una scrittura più solida e un pizzico d’azzardo, De Augustine potrebbe ambire a un ruolo ancor più rilevante nell’attuale panorama cantautorale, relegando definitivamente in secondo piano l’influenza di Sufjan Stevens e le citazioni di Elliott Smith, che alla lunga rischiano di esautorarne la personalità.
Per fortuna in “Tomb” il musicista dimostra di aver superato il gap del passaggio dal bedroom-pop a un più rifinito folk-pop, mettendo a segno tre o quattro canzoni degne di rilievo. Inoltre, in “All Your Life” l’autore affronta il tema delicato del suicidio, rinnegandone il fascino tentatore con pregevoli accordi alla Nick Drake e una melodia che lascia il segno.
L’assenza della figura paterna è invece al centro di “Bird Has Flown", un brano che più di ogni altro mette in luce l’emancipazione della scrittura: la musica scivola su accordi laceri di violini, chitarra e basso, aprendosi a un imprevisto squarcio melodico dove la voce si staglia con inattesi toni acuti, restando in bilico tra l’urlo e l’affanno.
Con “Tomb”, Angelo De Augustine dimostra di essere capace di reinventarsi e confrontarsi con uno status artistico più ambizioso, la strada da percorrere è comunque pericolosamente in salita, ma le suggestioni di questo nuovo capitolo discografico sono più che sufficienti per rinnovare la nostra fiducia.
06/02/2019