Deathspell Omega

The Furnaces of Palingenesia

2019 (NoEvDiA)
progressive-black-metal

Ritornano i Deathspell Omega, a nove anni di distanza dal precedente "Paracletus" (se si eccettuano gli Ep, l'apprezzato "Drought" e il meno riuscito "The Synarchy Of Molten Bones", usciti nel frattempo) che fino ad ora rappresenta il loro personale capolavoro.
L'atteso disco si intitola "The Furnaces Of Palingenesia", termine greco che vuol dire "rinascita". I testi presentano un concept distopico con un regime totalitario, schiavista e manipolatorio delle coscienze, che fa terra bruciata della dissidenza per creare un nuovo mondo, presentato come migliore, nel nome dell'ordine e della perdita dell'individualismo a favore della moltitudine, sopprimendo ogni libertà delle persone che cercano una rinascita spirituale.

Rispetto ai predecessori ci sono molte meno stratificazioni chitarristiche e intrecci convulsi, e si punta piuttosto su continui interventi portanti dissonanti e noisy che vengono sviluppati sequenzialmente attraverso ritmi dispari e complessi, spesso relativamente rallentati, per edificare atmosfere che risultano massimaliste e imponenti. Da questo punto di vista ci si riavvicina anche al periodo di "Fas" o "Paracletus".
Il disco non accredita alcun batterista, ma il lavoro progressivo e poliritmico mescolato a blastbeats furiosi (questi ultimi comunque ridotti) è notevole.  Le composizioni sono tutte brevi, nessun pezzo raggiunge i 6 minuti e alcuni sono anche sotto i 3 minuti, tuttavia l'album si sviluppa come un unicum compatto, spesso senza soluzione di continuità (anche per questo avrebbe poco senso concentrarsi sulle singole tracce) con i testi completi - non riversati interamente nella parte canora - a formare una sorta di piccolo racconto unitario.
A livello di produzione, il disco è stato registrato come esecuzione intera in studio, senza interventi successivi o ritocchi, eccetto un missaggio analogico che conferisce un piccolo retrogusto vintage nei suoni. Alcuni inserti riescono a suonare anche un pizzico psichedelici, ma lungi dal risultare evocativo o mesmerizzante, il lavoro è piuttosto opprimente e inquieto.

L'approccio dei brani di per sé non è totalmente brutale, anzi per certi versi è misurato, ma proprio per questo riesce nel suo intento di centellinare il songwriting: le distorsioni strazianti e le tastiere raggelanti conferiscono al disco un sapore infernale, di caos e inquietudine, una forma di violenza controllata e ragionata che sovente si lascia andare a esplosioni di efferatezza per poi riprendere le redini delle composizioni e dipanarsi in midtempo oscuri. Anche il canto catarroso di Mikko Aspa si fa più contenuto, anziché sulle consuete urla strazianti, si concentra su linee vocali granitiche che sembrano quasi dei monologhi tormentati.

Alla fine, "The Furnaces Of Palingenesia" è un lavoro notevole, per quanto non altrettanto spiazzante quanto "Paracletus", ma comunque una lezione di stile all'interno della sua scena di riferimento.

04/06/2019

Tracklist

  1. Neither Meaning nor Justice
  2. The Fires of Frustration
  3. Ad Arma! Ad Arma!
  4. Splinters from Your Mother's Spine
  5. Imitatio Dei
  6. 1523
  7. Sacrificial Theopathy
  8. Standing on the Work of Slaves
  9. Renegade Ashes
  10. Absolutist Regeneration
  11. You Cannot Find Even the Ruins...

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