Qualche settimana fa, parlando al telefono con Luca Giovanardi, si ragionava su quanto potesse essere importante crescere nell'Emilia irrequieta e paranoica a cavallo tra gli anni 80 e 90, se amavi la musica e sapevi strimpellare uno strumento. Da una parte o dall'altra, in una città o in un paese tra i tanti (si pensi alla incredibile storia di un luogo come Correggio, ad esempio), i big ci passavano eccome da quelle parti, e se ti posizionavi sotto il palco ne avevi di cose da imparare. L'Emilia era un po' l'equivalente di una metropoli, in questo senso. Non che tutto questo possa spiegare la storia e in qualche modo il successo dei Julie's Haircut, ma può motivarne la vocazione - da sempre ben presente - a uscire dalle logiche provinciali della scena italica.
Nel frattempo sono passati 25 anni tondi tondi dalla fondazione della band di allora universitari di stanza a Bologna, e gli album del combo emiliano escono per il colosso londinese Rocket Recordings. Una sorta di raggiungimento di uno status per i Julie's, che però sono ben lungi dall'interrompere le loro esplorazioni musicali, che anzi si spingono sempre più lontano. “In The Silence Electric” potrebbe essere, ma sarà la storia a dirlo, la giusta conclusione del “decennio psichedelico” inaugurato giusto 10 anni fa con “Our Secret Ceremony” e proseguito con il trip di “Ashram Equinox” e il più recente “Invocation And Ritual Dance Of My Demon Twin”. Magari, invece, sarà solo un altro step verso orizzonti ancora imperscrutabili.
Come da prassi consolidata, il nuovo repertorio nasce perlopiù da jam session strumentali alle quali si aggiungono poche sovraincisioni ed eventuali interventi vocali. Diciamo perlopiù perché in questo caso alcuni spunti sono stati portati in studio già quasi pronti, salvo essere poi rivisti dalla band al completo. Abbandonate le suite del recente passato, la forma-canzone si plasma attraverso trip lisergici che possono prendere le sembianze di scorribande motorik verso spazi inesplorati (“Sorcerer” e la notevole “Until The Lights Go Out”) o viceversa muoversi quasi senza strutture definite, come sospese in un limbo onirico e quasi cinematico (“Anticipation Of The Night”).
E proprio il contrasto netto tra momenti di involuzione - anche e soprattutto interiore - ed elevazione spirituale va a muovere l'invisibile copione dell'album, ben simboleggiato dalle fotografie anni 70 di una Annegret Soltau legata in fili dai quali è chiamata a liberarsi. Ecco dunque che le ombre lunghe di “Emerald Kiss” si fanno quasi opprimenti negli echi jazz evocati dal sax, mentre le calme apparenti di “Darlings Of The Sun” e di “Pharaon's Dream” si riverberano in processioni messianiche che vanno semplicemente a esaurirsi o, viceversa, a sciogliersi in caos strumentali. Sui generis, verrebbe da dire, sono le soluzioni adottate per “Lord Help Me Find The Way”, un blues per traversate interstellari, e per una “In Return” immersa in uno straniante contesto ambientale.
“In The Silence Electric” è ciò che promette il titolo: un lavoro in cui la materia appare e scompare, ma resta sempre presente una tensione di fondo a rendere imprevedibile lo svolgersi degli eventi. Un filo teso sull'ignoto, come da 25 anni a questa parte.
21/11/2019