Mentre ombre funeste calano sugli ultimi residui di un settore discografico che fatica a trovare una sua collocazione nello scenario contemporaneo, il nuovo album dei Why? si propone come opera emblematica del disorientamento creativo di quella generazione di musicisti che, sotto il vessillo del postmodernismo, si era dichiarata pronta a rivoltare l’arte come un calzino, modellando nuovi linguaggi capaci d’interagire con la società contemporanea.
Al gruppo hip-hop/indie-pop americano non sono mai mancati né il coraggio né la vitalità creativa, ma l’evoluzione/involuzione da band di cinque elementi a progetto del solo Yoni Wolf (in verità condiviso con la fedele complicità del fratello Josiah), ha coinciso con una fase introspettiva che ha messo in crisi il burrascoso e fertile mix di popular culture e post-modern.
Feriti nell’ispirazione, i Why? sono ora in cerca di un taumaturgico meltin’ pot sonoro. Il risultato offerto da “Aokohio” è un insieme di citazioni sparse e di frammenti armonici privi delle migliori virtù della composizione pop. Spetta dunque al potere evocativo delle immagini offrire una chiave di lettura che integri le effimere eppur sofisticate sezioni dell’album.
E’ composto da sei segmenti, l’ultimo progetto dei Why?, sei agglomerati tematici pubblicati con cadenza settimanale, accompagnati da un corrispondente video. “Aokohio” è un album complicato, Yoni Wolf usa le composizioni come appunti disordinati per un outing emotivo, infanzia ed età adulta diventano spunti per riflessioni a volte confuse, eppure intense e a volte musicalmente affini alle glorie passate (“Peel Free”, “Bloom Wither Bloom (For Mom)”, “Good Fire“).
Tutto questo, insieme al risveglio pop-beat di “Reason” e “Rock Candy”, non basta a certificare fino in fondo la rinascita creativa di Yoni Wolf, che ricorre al supporto delle immagini di Miles Joris-Peyrafitte per dare consistenza ai diciannove frammenti sonori. In “Aokohio” regna purtroppo il caos, un caos non sempre travolgente o contagioso: canzoni come l’agrodolce “Stained Glass Slipper” riescono ancora a graffiare via quel senso di stanchezza che affondava le buone intuizioni degli ultimi album, ma il tono auto-indulgente di “Narcissistic Lamentation”, “My Original” e “The Launch” non riesce a catturare quel senso di ansia e inquietudine giovanile che è al centro delle immagini poste a supporto.
C’è un’omogeneità che senza dubbio mancava a dischi come “Moh Leahn” e “Mumps, etc.”, per Yoni e Josiah “Aokohio” più che un vero e proprio disco, è un album fotografico, a volte alcune immagini sono sbiadite e confuse, il foto-racconto assomiglia a una disordinata sequenza di selfie, e il pur lodevole tentativo di smuovere le acque resta piacevolmente nel limbo.
15/09/2019