Allie X

Cape God

2020 (Twin)
synth-pop, art-pop

Che viaggi spedita al ritmo della dance più elettrica e incalzante, oppure che ripieghi su toni più dimessi e riflessivi, l'arte di Alexandra Ashley Hughes, meglio nota al mondo come Allie X, si fonda su un impiego diffuso del chiaroscuro, su ottimali bordate di inquietudine e accenni sarcastici che sovvertono anche la progressione più coinvolgente. Non che “Cape God” (rielaborazione in chiave meta-narrativa del documentario “Heroin: Cape Cod, USA”, sulla dipendenza da oppiacei) sia il progetto più roboante nella carriera della peculiare autrice canadese, è sicuro però che il senso del contrasto, della sfumatura, trapela con intensità addirittura aumentata, per quello che si evidenzia come il progetto più solido dell'artista. Nel deporre l'attitudine più spasmodica, emerge una sottigliezza pop di tutto rispetto.

Ben più oscuri e decadenti che in passato, i tracciati lirici dell'album traggono spunto dalla vita miserrima di tanti abitanti dell'apparentemente idilliaca Cape Cod per narrare tanto situazioni di comune (eppure sempre così triste) disagio suburbano, nascosto dentro le pieghe di un glamour ben più che posticcio, quanto di quel fastidio interiore provato in adolescenza nel non trovare un contesto in cui potersi inserire. Storie comuni a molti, ma che Allie X sa trasformare in eccellenti meccanismi popular.
Profonda malinconia e senso di oppressione si sposano a melodie accattivanti, a raffinate evoluzioni ritmiche che proiettano un finto senso di euforia, un divertimento di plastica che accentua la contrastata indole della musicista. Hughes comunque sa come cedere il passo a lati meno dicotomici della sua indole, costruendo canzoni più avvolgenti, rilassate, superbamente d'atmosfera (il sommesso groove di basso che orna “Rings A Bell”, strutturata quasi come una filastrocca sul ricordo; la dimensione corale che avvolge “Love Me Wrong”, in compagnia con l'amico e collaboratore Troye Sivan), ma il meglio emerge quando le discrepanze si fanno più marcate, spianando la strada al più sprezzante sarcasmo.

Ne nascono eccitanti incontri e scontri, clash di tono e struttura che tengono però fede a una profonda padronanza dei congegni pop, manovrati con ottimale agilità. Anche a lasciarsi prendere la mano, e spingere oltre il necessario (le ossessive, per quanto giustificabili, ripetizioni di “Life Of The Party”) la penna di Hughes sa districarsi tra tristi blues, che si aprono in “radiosi” ritornelli sixties (la splendida “Regulars”) e inattese evoluzioni house (l'esplosione nel refrain di “Sarah Come Home”), sciorinare elenchi di personaggi col fare di una Suzanne Vega sintetica (“Super Duper Party People”) e tirare fuori un amaro romanticismo, sopra sofisticate armonizzazioni barocche (la splendida collaborazione con Mitski in “Susie Save Your Love”).
C'è chi vorrebbe vedere da tanto eclettismo un'ambizione mal riposta, contrapposta alle più compatte dichiarazioni di progetti come “CollXtion II” o “Super Sunset”. Nell'avanzare aspirazioni concettuali, e approntare opportune variazioni di registro a una formula già in fase calante, Allie X mostra di essere autrice cosciente, di fornire nuovo respiro alla causa della sua musica, mai come adesso davvero libera di esprimersi nelle sue dicotomie. D'altronde, in questo 2020 non sperimenteremo un po' tutti un sardonico “June Gloom”?

08/04/2020

Tracklist

  1. Fresh Laundry
  2. Devil I Know
  3. Regulars
  4. Sarah Come Home
  5. Rings A Bell
  6. June Gloom
  7. Love Me Wrong (ft. Troye Sivan)
  8. Super Duper Party People
  9. Susie Save Your Love (ft. Mitski)
  10. Life Of The Party
  11. Madame X
  12. Learning In Public




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