Angel Olsen

Whole New Mess

2020 (Jagjaguwar)
songwriter, folk

Non è che Angel Olsen ne avesse annunciato direttamente la pubblicazione l'anno scorso, ma era abbastanza palese che avremmo avuto presto notizie sulla versione originale di “All Mirrors”, disco della consacrazione per la musicista americana e momento di rilievo nel nuovo pop d'autore. Detto fatto: a neanche un anno di uscita dal suo fratello maggiore, arriva “Whole New Mess” e ne completa la visione, sovrapponendosi come un negativo ruvido sulle fastose cornici synth-orchestrali del predecessore. Accompagnate da poco altro che una chitarra, le canzoni, registrate in una chiesa sconsacrata nello stato di Washington, si presentano nude di fronte al loro prepotente nucleo espressivo, richiamando una frugalità da tempo assente nelle composizioni dell'autrice: in fondo, esiste ben più di un solo modo per dipingere analoghe emozioni.
 
Attenzione nel ritenere che i brani qui proposti condividano gli stessi identici propositi delle loro versioni arrangiate. Se è vero che il taglio delle melodie, anche quando queste non superano lo stato di bozzetto/demo (spesso accorciando in misura significativa il minutaggio rispetto alle versioni definitive), rimane pressoché invariato, nondimeno la natura spuria del suono, legato al solo accompagnamento di chitarra, esalta ogni singola variazione di tono e umore della voce di Olsen, più che mai prossima all'essenzialità dei suoi esordi folk.
Se è vero che le ricchissime tessiture sonore di “All Mirrors” sono più che un semplice corredo alla scrittura, rivelandosi strumento comunicativo che sottolinea tanti degli aspetti tematici propri del lavoro, nondimeno il processo di comprensione e accettazione del dolore qui si muove in una nuova dimensione, parla un linguaggio sì più elementare, non privo però di una sua specifica ricercatezza, nel modo in cui i fraseggi vocali dell'autrice riempiono e svuotano lo spazio a disposizione, ergendosi ad assoluti protagonisti dei brani.
 
Là dove le progressioni già chiariscono pienamente la forma finale del brano (“All Mirrors” su tutte, così come l'arpeggiare valzerato di “Chance”, invero ben più gotico in questa versione), alcune delle canzoni hanno subito ben più intensi rimaneggiamenti, tanto che la differenza si fa ben più lampante. È il caso di “Summer” (qui definita come “Summer Song”), che cede a un marcato languore espressivo prima dell'esplosione vocale sul finale, così come “What It Is”, che la baldanza sintetica trasforma completamente rispetto al canovaccio folk di base.
In questo gioco di rimaneggiamenti, gli unici due brani inediti calzano la collezione con la loro carica ruspante, condendo di nuovi significati anche il progetto madre: se la title track introduce con la sua carica emozionale l'intero album, coprendone sinteticamente l'intero arco narrativo, “Waving, Smiling” si posiziona proprio dalle parti di “Half Way Home”, tornando a un classicismo anni Settanta che Olsen sa interpretare con il dovuto coraggio, esibendo una personalità che a dieci anni dall'esordio appare più evidente che mai.

Certo, il passo in avanti, in materia di ricerca e ridefinizione, realizzato con “All Mirrors” qui per forza di cose scompare, ma il taglio più spartano di “Whole New Mess” rende comunque merito alle sottigliezze di un'autrice fattasi grande, che in ogni veste sa tenere fede a se stessa e ai suoi istinti creativi. Non ci sarà ancora una soluzione agli interrogativi proposti nel disco, ma il viaggio vale sicuramente la fatica. 

11/09/2020

Tracklist

  1. Whole New Mess
  2. Too Easy (Bigger Than Us)
  3. (New Love) Cassette
  4. (We Are All Mirrors)
  5. (Summer Song)
  6. Waving, Smiling
  7. Tonight (Without You)
  8. Lark Song
  9. Impasse (Workin' For The Name)
  10. Chance (Forever Love)
  11. What It Is (What It Is)


Angel Olsen sul web