Riconquistare la disarmante purezza del suono per trasformarla in vitale fonte da cui trarre fervida materia emozionale. A meno di due anni di distanza dall’ottimo “A Conscious Effort”, si arricchisce di un nuovo affascinante orizzonte il poliedrico universo sonoro di Attilio Novellino, grazie alla pubblicazione di un lavoro che lo vede solitario protagonista dopo numerose collaborazioni e i prestigiosi contributi di cui si nutriva il disco precedente.
Affidandosi alle mere suggestioni delle risonanze scaturenti da quelle corde che danno asciutta denominazione al tragitto plasmato, il musicista calabrese dipinge quattro suggestivi paesaggi sonici che, liberi dalla costringente determinazione di qualsivoglia esplicita sovrastruttura concettuale, si espandono come nuvole in costante movimento, mutevoli formazioni da affidare all’immaginario di chi le osserva.
Tra vibranti escursioni pervase da echi siderali e incalzanti tempeste romantiche, la sfaccettata materia elettroacustica, sapientemente modellata, si snoda seguendo complesse traiettorie marcatamente dinamiche. Impervie progressioni dissonanti, ipnotiche reiterazioni, improvvise deflagrazioni e ammalianti aperture armoniche si accostano e compenetrano, originando evocative turbolenze acustiche, sospinte da taglienti soffi sintetici, in una costante alternanza tra enfasi mediterranea e algida oscurità del Nord.
Come l’immagine nelle più incisive suggestioni lynchiane, il suono diviene per Novellino cristallina componente con cui tessere vorticosi flussi sensoriali definiti da una estesa gestualità sulle molteplici fonti acustiche impiegate (tavola armonica, pianoforti, organo, percussioni), preziosa linfa attraverso cui distillare immersive navigazioni verso inesplorati territori profondamente enigmatici. L’ennesima brillante prova di un autore alla costante ricerca di una forma inedita con cui dare concretezza a una visione sempre più personale e consapevole.
11/06/2020