Il combo chiamato Dehd nasce nel 2016, in quel di Chicago, dall'incontro fra il
background garage/shoegaze del chitarrista Jason Balla e quello
post-punk/
dream-pop di Emily Kempf (bassista, attiva anche in solo con il progetto Lala Lala).
La formazione è completata da un batterista esordiente (Eric McGrady), mentre sono sempre Jason ed Emily a condividere il ruolo di vocalist, prestando i loro timbri a un wall of sound rivisto in chiave bedroom-pop.
"Flower Of Devotion" è il terzo lavoro di un gruppo le cui coordinate sonore sembrerebbero già riassunte nelle righe in apertura, ma nel cui sound la somma delle parti riesce a dare vita a un surplus emozionante, un'alchimia che travolge l'ascoltatore come una vera e propria ventata d'aria fresca.
Una scrittura più che mai intimista e profonda contribuisce ad animare le
lyrics di questi brani di un accorato
spleen, ed è così che l'abbinamento di chitarra
jingle-jangle e
drumming marziale accompagna una coppia di voci potenti ed emotive, ma anche graffianti.
"Desire, Let Me Out" è il liberatorio
refrain dell'
opener "Desire", e stabilisce i toni che caratterizzeranno tutto l'album. La voce della McGrady ricorda a tratti ("Flood", "Letter") una
Siouxsie meno oscura, quella più pop; i vocalizzi e i
beat conferiscono un
mood sixties, ben inserito in un'impalcatura ottantiana allestita con perizia.
Con "Flower Of Devotion" tre giovani musicisti di talento hanno assemblato il loro "disco della maturità": romantico e intenso, mira dritto ai cuori degli amanti dell'indie-rock e del post-punk. Un album che non presenta cali lungo le sue tredici tracce, con i Dehd sempre in bilico tra toni solari e crepuscolari, delineando una tempra squisitamente volubile.
Pochi gli strumenti al loro servizio, ma fra di essi, senza dubbio, un songwriting dotato di grande personalità.
26/11/2020