Nato come esponente della neopsichedelia del nostro paese, il quartetto bolognese in questa soundtrack si sposta in territori decisamente più assimilabili al post-rock, creando una dualità interessante tra un film muto anni 20 e una musica nata circa 70 anni dopo.
“L’uomo meccanico” anticipa mirabilmente la paura dell’evoluzione tecnologica con la creazione un robot usato per attività criminali a cui si contrappone un robot “buono”, preconizzando di vari decenni alcune tematiche presenti in vari film di fantascienza molto posteriori. I brani più interessanti sono quelli che cavalcano maggiormente le sonorità post-rock al limite dell’hardcore, come negli accordi incendiari di “Il fuoco”, nelle distorsioni al limite del noise della title track e nel finale concitato di “La fuga”.
Nel resto c’è un grande lavoro di cucitura, di arpeggi di chitarra a evocare atmosfere e scene del film, come nell’ipnotico “Preludio”, unico momento ancora psichedelico, anche con accenni alla musica d’avanguardia del 900, o nei brani più leggeri come “La festa” o “Il ballo”.
In chiusura il momento più alto, il finale del film in cui i due robot si scontrano distruggendosi entrambi. “Lo scontro” contiene tutti insieme gli elementi già citati, dalle distorsioni tenebrose a effetti noise squassanti per fare da colonna sonora alla frenetica lotta finale dei due robot.
(08/05/2020)