Nonostante avessero già sfoggiato tre album convincenti, fu la partecipazione al David Letterman Show del 2014 a rappresentare la vera svolta della carriera dei Future Islands, circostanza che divenne l'autentico catalizzatore in grado di far puntare su di loro il fascio dei riflettori. L'espressiva e grintosa interpretazione di Samuel T. Herring fu l'emblema della grande integrità artistica insita nella loro proposta musicale, un ardente fervore emotivo canalizzato attraverso un rock alternativo drappeggiato di sintetizzatori, qualità che la band, a quanto pare, sembra voler consolidare in "As Long As You Are".
L'abbondanza di ritmi percolatori misti a graffianti framezzi vocali dirige la proposta musicale su lidi adiacenti il synth-pop maculato di new wave, terreno che si distacca dalla ripetitività armonica mostrata nel precedente "The Far Field", album che trascese da sfumature post-punk, da sempre un connotato del quartetto di Baltimora.
Gli irti ritornelli di Herring, accompagnati dal suo timbro contenuto e introspettivo, continuano a vibrare con intensità, una costante catartica corroborata da una copertura di frame elettronici pulsanti che lacerano il nucleo di ogni composizione.
Questa alchimia afferma il proprio predominio nella sussultoria "For Sure", che spinge un'offensiva di sensazioni in competizione fra loro un inquietante e vivace flusso sotterraneo che mescola elegantemente la dance più pop dei Fine Young Cannibals alle tonalità monocromatiche dei Joy Division.
La maestria sfoderata al sintetizzatore da Gerrit Welmers, altrove, esercita una pioggia rovente di generosità techno-pop, in particolare nella tossica descrizione dell'inquieta "City's Face" e nella borbottante "I Knew You", che unisce sonorità siderali a penetranti strati di synth - una colonna sonora per turbamenti notturni al chiaro di luna: "Camminiamo tra i pini/ E ci siamo seduti tra le tombe/ Mi hai detto che stavi bene/ Da quando ho avvelenato la tua vita".
Le sfumature dei primi anni 80 salgono in primo piano guidando tracce rock giustapposte ad avventure più tenebrose. I languori esistenziali e l'inclinazione all'autointerrogatorio segnano il corpus del disco, ad esempio attraverso la straziante ballata "Thrill" e soprattutto con la ritmata "Waking": "Sono stato qui seduto a pensare/ Qual è il mio scopo?/ Qual è il significato?", con il basso del magico William Cashion a trainare uno dei pezzi più riusciti della collezione.
Emergono anche sprazzi delle pirotecniche accelerazioni wave gustate nelle primordiali hit degli Editors: dalla profondità di un amore che bypassa la dismorfia del proprio corpo ("Plastic Beach") al tipico e impossibile sogno americano di "Born In A War".
Levigato da tutti i tratti distintivi che hanno ormai plasmato la band, "As Long As You Are" è un ritratto dipinto da Herring e soci che si pone ai vertici della loro massima creatività. Una raccolta di brani electro-pop sbobinati con una forza più controllata rispetto al passato, in luogo di un tocco poetico maggiormente rivolto all'eleganza e all'introspezione.
16/10/2020