HVSBAND

Apart

2020 (More Letters)
synth-pop, alt-pop, retrowave
6.5

Leggendo il titolo, “Apart”, del nuovo lavoro di HVSBAND, al secolo Gianlorenzo De Sanctis, il primo dopo nove anni passati “in disparte”, si potrebbe pensare all’ennesimo album realizzato e confezionato in appartamento nel corso dell’estenuante “sessantena” da Covid-19. L’isolamento che il musicista bolognese (ex-Buzz Aldrin) si è imposto ha, invece, radici ben più risalenti nel tempo, collegate a un incidente di qualche anno fa nel quale riportò un trauma cranico e da cui ha faticato non poco a riprendersi. Più che la “rinascita” fisica, però, per Gianlorenzo ha avuto un peso notevole “la lotta per riconoscermi come HVSBAND davanti agli strumenti”. “La soluzione - racconta nella press-release - era vicina ma non la vedevo, ed è stata semplicemente questa: respirare più profondamente e lasciar andare le cose. Ora ci sorrido su ma il processo è stato più lungo e sofferente che riprendersi dall’incidente”.

Così, lasciate alle spalle – ma non troppo – le ferite e le sfuriate post-punk/noise degli Aldrin, De Sanctis ha messo in piedi uno studio di registrazione nel suo scantinato e ha aggiunto i synth ai ferri del mestiere, ammantando di una venatura pop decine di brani composti, sbriciolati e riplasmati. Di questi, otto sono finiti nella tracklist di “Apart”, pubblicato su nastro da More Letters Records. L’album, una “lettera intima, passivo-aggressiva, indirizzata a se stesso”, si apre con l’alt-pop, asimmetrico e notturno, di “All This Writing”, accattivante preludio à-la Beck (quello di “The Information”) di quanto ci aspetta nelle tracce successive: testi scarni e disincantati, contrapposti a un sound dinoccolato, catchy e, a suo modo, psichedelico.
Ancor più sbarazzine sono “The Mission”, coi suoi volteggi funk scanditi da un basso carico di groove, e “Dream Alone”, animata da un robusto intreccio retrowave, mentre il synth-pop smaccatamente 80 di “Your Guy” ci butta in pista con acconciature cotonate, eyeliner marcato e sneaker d’ordinanza.

Nell’altra parte del nastro, emerge la metà più irrequieta di “Apart”, in cui le liriche si fanno spigolose e le ritmiche irregolari e frenetiche. Succede coi sintetizzatori, caldi e avvolgenti, di “Lonely Blood”, sostenuti da un’insistente drum machine che rasenta la prepotenza nel delirio simil-marziale di “One Day Illusion”. L’attitudine si consolida nelle algide strutture digitali di “The Last One of The First One”, pervase da un canto robotico che scandisce versi nefasti: “We don’t rest here/ We can’t make it/ We don’t have time”. A chiudere il sofferto ritorno sulle scene di HVSBAND come one-man-band, è la seducente linea di basso di “No One’s Shade”, rincorsa da un controtempo che ne ravviva la raffinata architettura electro-pop.

20/05/2020

Tracklist

  1. All This Writing
  2. The Mission
  3. Your Guy
  4. Dream Alone
  5. Lonely Blood
  6. One Day Illusion
  7. The Last One of The First One
  8. No One’s Shade

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