Rimane il fatto che Foxx questo disco lo vuole e da tempo gli girava intorno. E allora, via con otto pezzi che vibrano di quell'epoca futurista e romantica ad ogni passaggio.
Ma, appunto, Foxx non è tipo da revival fine a se stesso e ricopre l'intero sound di una coltre meccanica basculante. Un suono lontano, processato. Un'eco dispersa nello spazio profondo, la ricezione di una navetta spaziale che comunica nei pressi di un Buco Nero.
E dallo spazio profondo sembra salutare anche il Maggiore Tom, che si unisce al party: le chitarre di "Howl" sembrano uscite da "Scary Monsters". Lo stesso Foxx interpreta spesso in posizioni molto vicine a quelle di David Bowie. Clamorosa , in particolare, l'interpretazione di "Strange Beauty", a chiudere il disco, quasi come a voler, finalmente, gettare la maschera.
Ci sono le ballate sintetiche: l'eroica "Everything Is Happening At The Same Time", e la crepuscolare "The Dance".
C'è persino il momento in cui si sfiorano intenzioni gotiche con "Tarzan And Jane Regained", sostenuta per tutto il pezzo dalla chitarra "malata" di Robin Simon, vorticosa e quasi debitrice dei Sisters Of Mercy. Foxx qui si avvicina addirittura a un indimenticabile interprete del goth americano come Rozz Williams.
Il futurismo disturbato di "My Ghost" e l'incedere ombroso di "New York Times", completano un disco sorprendente.
I contributi dei fidati Benge e Hannah Peel, non mancano nemmeno questa volta, e, probabilmente, il primo è il principale responsabile del sound caratterizzante dell'album, che, finirà per portare gli ascoltatori a una posizione radicale in un senso o nell'altro. Ma è altrettanto importante far notare che, oltre a Benge, i pezzi sono firmati dallo stesso Foxx e da Simon, totalmente coinvolto anche in fase di scrittura.
Questo è il modo di Mister Foxx di guardarsi indietro, il suo modo di fare i conti con la nostalgia. Recuperare quello spirito futurista e non tradirlo, proiettandolo in un disco che pare arrivare davvero dal passato, ma ripresentatosi nel 2020, come un "ululato" filtrato attraverso qualche strano portale temporale che si affaccia da qualche parte, lassù, nello spazio profondo.
(12/09/2020)