“Garbology” è la parola utilizzata in lingua inglese per indicare lo studio dei rifiuti, del modo in cui si creano e si gestiscono. Da novembre 2021 è anche il nome di un album collaborativo di Ian “
Aesop Rock” Bavitz e il produttore e amico Tony “Blockhead” Simon, col quale il primo ha scritto parte dei primi cinque album e alcuni dei singoli più celebrati e ricordati di quel periodo della carriera.
Il motivo del termine usato come titolo è, ovviamente, un viaggio linguistico di quelli tipici del rapper originario di New York: durante la lavorazione lui stava elaborando il lutto di un caro amico, Kurt Hayashi, e rimettendo insieme pezzi della propria vita distrutta dalla perdita. Ma è di Aesop Rock che stiamo parlando, e inevitabilmente il titolo si presta anche a ulteriori interpretazioni, per esempio al parallelo con l’arte tipicamente
hip-hop di riciclare vecchi materiali sonori per dare loro nuova vita. Più in generale, “Garbology” è diviso fra il suo tornare al passato e la necessità di costruire, attraverso questa rievocazione, il presupposto del futuro.
I 14 brani sono densi di rime surreali e giochi di parole affilatissimi, sovente sviluppati in contesti lugubri, tanto che il tono medio dell’album è riflessivo e amaro. L’onirica tela di “Jazz Hands” dimostra quanto i due siano capaci di rievocare i capolavori di Aesop Rock con un brano da infarto posto in apertura: un wall-of-text dei suoi, con quella capacità sovrannaturale di assemblare significati e significanti su una produzione astratta, che sparge orchestrazioni celestiali, progressioni chitarristiche e infine un beat jazzy e un pianoforte zoppicante.
In “All The Smartest People” e “The Sea” i due titolari frantumano il formato tipico dell’hip-hop come ai tempi del capolavoro “Float”(2000) mentre “More Cycles” e “All Day Breakfast” (con Homeboy Sandman) riportano al trasognato e jazzato “Labor Days” (2001).
Sono tornati per rinnovare la magia di un tempo, e le sofisticate creazioni intitolate “Wolf Piss”, minacciosa ai limiti dell’orrorifico (“Sweet dreams go Hitchcock”), o “Difficult”, una dimostrazione di destrezza del rapper su una produzione che richiama i classici del
noir, ribadiscono che più che esplorare nuovi territori, i due confermano il loro ruolo di spicco nel mondo dell’hip-hop più astratto.
Hanno così tanta padronanza dei propri mezzi che possono rinunciare a grandi colpi di scena. Così, i 51 minuti scorrono senza particolari sussulti, organizzati in una scaletta costantemente in volo ad alta quota. Certo, la chiusura affidata a “Abandoned Malls”, dedicata all’amico morto, basta a stendere (quasi) tutta la concorrenza: un meccanismo perfetto di tensione e distensione, nostalgia e disperazione, che si accoda a tanto altro materiale che i due hanno già regalato alla storia del genere.Da questo ritorno al passato Aesop Rock cerca una propria via d’uscita dalla disperazione e dalla crisi, una scienza che lo aiuti a raccogliere i frammenti della vita per ricomporli in forme nuove ma anche familiari. Questo album collaborativo diventa quindi un modo per guardare al proprio passato, e alle collaborazioni con Blockhead, per rifondare la propria musica, rigenerarla senza stravolgerla. È la conferma che Aesop Rock è ancora un fuoriclasse, come aveva già dimostrato con “
Malibu Ken” (insieme a Tobacco, 2019) e “
Spirit World Field Guide” (2020).