"AmarAmmore" si inserisce sorprendentemente bene in questo contesto, giocando la carta di un elegante compromesso fra tradizione, attraverso i tòpoi dell'amore tormentato e della malinconia imperante, e suoni elettronici che non disdegnano riferimenti vintage all'hip-hop. Ne nasce un ibrido come l'iniziale "Fujevo", un'ipnotica melodia vocale su un beat atmosferico, ma anche un possibile ponte con il pop-rap da classifica, vedi "Aggio perzo 'o suonno", in collaborazione con Coez e il leggendario turntablist TY1 che cristallizza in una formula elaborata il curioso ibrido stilistico a cui Neffa è approdato.
Il tormento sentimentale di "Affianc'a te" e "AmarAmmore" (feat. Rocco Hunt) è montato su un'algida produzione elettronica mentre il duetto vocale "Nn'è cagnato niente" (feat. Livio Cori) ha la sofisticazione di un successo di Mahmood, con i suoi intrecci serici. Il momento più coraggioso è sicuramente "Catene", autotune a profusione e una strofa rappata in chiusura che accorcia di molto la distanza da un Liberato. Questo slancio si bilancia con un passaggio che richiama invece il più tradizionale Lucio Dalla, la poetica "Speranza".
Un progetto fuori da ogni logica di mercato, reso possibile dalla rinata Numero Uno di battistiana memoria, che funziona perché Neffa vi ritrova un'ispirazione che sembrava perduta da tempo. Un ritorno alle proprie origini che vuole dialogare con il presente, anche a costo di farlo sembrare, a tratti, un ultracinquantenne che imita i giovani. È invece qualcosa di più, e questo album è un ricercato punto d'incontro fra epoche e stili che risolleva le sue quotazioni come cantautore contemporaneo e fa attendere, questa volta con rinnovata curiosità, il prossimo lavoro.
(15/04/2021)