Everybody's losing someone
It's a long way to find peace of mind, peace of mind
Così cantava
Nick Cave in "Hollywood", il lungo brano finale di "
Ghosteen". Riascoltarlo adesso, con la raffica delle tragiche immagini legate ai drammi del Covid-19, oltre a mettere i brividi, ci ricorda il potere profetico delle liriche più intense e ispirate. La pace tanto sperata e ricercata dal musicista ("Spinning Song") ha dovuto fare i conti con una prova affrontata da tutto il mondo. Le parole di "Hollywood" scivolano lentamente in "
Idiot Prayer: Nick Cave Alone At Alexandra Palace" e confluiscono nel nuovo "Carnage".
In occasione degli ultimi lavori si è scritto di come il suono sia "solo"
Warren Ellis e non più Bad Seeds: l'ultimo atto discografico è co-firmato dal fedele braccio destro e polistrumentista fondatore dei
Dirty Three, il cui nome sostituisce per intero quello del gruppo accanto al Re Inchiostro. Com'è consuetudine, le prime avvisaglie della pubblicazione arrivano dal blog
The Red Hand Files: "Carnage is a brutal but very beautiful record embedded in a communal catastrophe". Una carneficina comune, un virus che ha cambiato miliardi di vite e che ora - con Cave dolorosamente lontano dal palco e da quel vitale rapporto con il pubblico - va tramutato in brani, magari in bellezza.
Canzoni scritte di getto, in un paio di giorni, forgiate da tante immagini. Alcune riconducibili alla recente attualità, altre provenienti dai tanti mondi plasmati dall'autore. "A protester kneels on the neck of a statue/ The statue says 'I can't breathe'/ The protester says 'Now you know how it feels'/ And he kicks it into the sea" di "White Elephant" è un verso che ricorda la morte di George Floyd. La conclusiva "Balcony Man" nasce in quella parte di abitazione immortalata in molti momenti del
lockdown. Per Cave il balcone diventa un pulpito dal quale confessare che "ciò che non ti uccide ti rende solo più pazzo".
Tornano figure simboliche vicine al predecessore inframezzate a scene "on the road", un
noir polveroso e tormentato con stralci sovrannaturali. In "Old Time" le vicende di una coppia s'intrecciano a quelle di un volatile, incastonate in un inquietante scenario naturalistico. Gli alberi sono neri e i due protagonisti si sono persi, mentre la strada solitaria che costeggia i campi di lavanda ("Lavender Fields") è un mezzo per fare i conti delle perdite.
Copertina minimale, a differenza del tripudio lussureggiante del predecessore, dove trionfa il nome dell'album. E se in "Ghosteen" si evocavano scenari celestiali, adesso il cielo e la mano di Dio si abbattono su di noi. L'
opener "Hand Of God" inizia con un breve
spoken, poi lo squarcio degli archi, la caduta dal cielo e l'inizio del battito sintetico. La mano di Ellis è lampante e in continuità con "Ghosteen". "Carnage" offre qualche cambio di movimento in più: l'incedere torvo e gli archi orientaleggianti di "Old Time", l'apertura e il crescendo gospel di "White Elephant".
Un nome minaccioso e violento come la
title track, in realtà, riserva una dolce ballata. Il momento più bello ed emozionante è "Albuquerque", il cuore dell'album. Un rintocco di pianoforte, un lieve manto in sottofondo con i nomi delle destinazioni che sfumano. Nel dittico finale "Shattered Ground"-"Balcony Man" si staglia la figura di una compagna. Ma se nella prima canzone a dominare è la perdita, l'addio, nell'etereo finale un raggio di sole filtra dal cielo e dalla bellezza di chi si ha accanto: "This morning is amazing and so are you". Interessante come a seguito di una dichiarazione così romantica segua un verso ben diverso: "You are languid and lovely and lazy/ And what doesn't kill you just makes you crazier".
Grazie all'ennesimo pregevole lavoro testuale, "Carnage" racconta del massacro della pandemia, ma tramite la poesia e le forza delle scene raccontate trascende il privato e assume una dimensione universale.
27/02/2021