Il rischio connesso alla fruizione di un lavoro discografico pensato e messo a punto come parte di un'opera più ampia è quello di non poterne percepire fino in fondo la reale portata. Succede però che quel tassello, una volta isolato, riesca ad acquisire piena autonomia rivelandosi compiuto in sé. È questo il caso del nuovo album firmato Rival Consoles, composto come commento sonoro dello spettacolo di danza contemporanea del coreografo Alexander Whitley presentato in anteprima a maggio 2021 al Sadler's Wells di Londra.
Il portato visivo e il legame col movimento già presenti nella produzione più recente del musicista britannico trovano in "Overflow" un ulteriore sviluppo fino a divenire cardine di tredici tracciati definitivamente sganciati dall'introversione alla base dei suoi primi lavori, in modo particolare l'ottimo "Persona" del 2018.
La manipolazione dei dati estratti dai social media, la pressione esercitata dal digital marketing e da un flusso di informazioni sempre più ampio e incontrollato sono le premesse da cui la collaborazione con Whitley - basata sul saggio filosofico "Psychopolitics: Neoliberalism and New Technologies of Power" di Byung-Chul Han - prende le mosse. Nell'immaginario sonico di Rival Consoles tali elementi danno origine a strutture sfaccettate, fatte di frequenze elettroniche scintillanti, rarefazioni ambient e scansioni ritmiche ipnotiche, combinazione da cui scaturisce un Idm inquieta, a tratti profondamente cupa.
La ricerca di una formulazione coinvolgente, marcatamente teatrale emerge prepotente dall'iniziale "Monster", uno dei momenti migliori del lavoro. Costruita sull'ossessione di una singola pulsazione di basso attorno a cui il suono si addensa vorticosamente, la traccia rivela un'impronta cinematica che rimanda al Ben Frost di "Dark" e alle musiche originali scritte dallo stesso West per "Black Mirror". Ripetizione alienante e sviluppo accidentato sono le componenti con cui viene riprodotto il regime di dominio tecnologico, convogliate in algide destrutturazioni di un linguaggio pericolosamente post-umano ("I Like", "Overflow"), claustrofobiche modulazioni post-industrial ("Noise Call And Response I", "Scanning") a tratti rivitalizzate da nervose trame minimal-techno ("Noise Call And Response II") o vibrazioni cosmiche retrofuturiste ("Pulses Of Information").
L'itinerario così plasmato si caratterizza per un'ambiziosa poliedricità, una propensione ad esplorare ambiti inediti da cui scaturiscono ibridazioni felici ma anche alcuni passaggi a vuoto - la ridondanza sterile di "The Cloud Oracle", l'estrema dilatazione "Flow State" - che poco aggiungono alla visione ammaliante di uno dei compositori più lucidi e consapevoli nel mondo dell'elettronica.
14/01/2022