"Several Others" segna la prima uscita integrale dei Whispering Sons dall’eccellente “Image”, che nel 2018, con la sua oscura miscela di frenetico post-punk, ne decretò il debutto discografico. Approfittando del confinamento imposto dalla pandemia, la formazione belga ha perfezionato il materiale prodotto per questo atteso sophomore, programmando una naturale evoluzione dello stile esposto fin dagli esordi. Laddove le sonorità di “Image” erano apparse dirette, senz’alcun orpello, “Several Others” porta con sé un maggior numero di contrasti, sempre fondati sulla stentorea voce della cantante Fenne Kuppens, una forma di predicazione costante che medita, pontifica e affascina senz’alcun cambiamento di tempo, tono o consistenza.
Ogni traccia sanguina e si alimenta della successiva, una grande narrativa che aggiunge mistero ai procedimenti perseguiti dal quintetto di Bruxelles, impegnato regolarmente nel perfetto equilibrio tra lampi di fragilità e ondate d’intensità implacabile, sviluppate in un plumbeo ambito che coniuga elementi no-wave, industrial e avant-punk.
La strumentazione fermamente propulsiva si rivela quasi astratta, nell’attesa che le parole della Kuppens iniettino quella tensione supplementare volta a rendere l’opera più sfacciata rispetto al prezioso predecessore. Il singolo "Heat" è come un pugno diretto allo stomaco, si propaga feroce con chitarre spigolose e percussioni incisive, energia esplosiva radunata nell’approfondire il tema del confronto (fil rouge che accompagnerà buona parte dei contenuti). L’ansiosa "Satantango" è infusa di snervante irrequietezza, un insieme minaccioso e allo stesso tempo brillante, che ricorda da vicino l’estetica gotica dei Birthday Party, finché la morbosa ballata “Vision” si fregia della spettrale pulizia sulla quale Andrew Eldtrich graffiava il suo occulto campionario.
Senza soluzione di continuità, i muri di chitarre sferraglianti, quasi discordanti, di “Surgery” alzano il ritmo in modo incontenibile, accompagnando con efficacia le brutali esortazioni della Kuppens, mentre ramoscelli di coldwave si affacciano nella rumorosa “(I Leave You) Wounded” e nei laceranti arrangiamenti di “Flood”, una scheggia di penetrante malcontento.
Le emozioni che sgorgano dai solchi si rivelano imperturbabili, tanto da infondere all’ascolto un sentimento di apparente distacco, ma la vera capacità dei Whispering Sons è quella d'alternare, con puntuale precisione, atmosfere gravi ad altre di sorprendente, quanto edulcorata, affabilità ("Screens"), nella circostanza innescata da un loop elettronico spezzato dalle note di pianoforte, un guscio inespugnabile che s’incrina definitivamente in "Aftermath", dove la Kuppens si erge in un’intima interpretazione dall’alta gradazione di sensibilità.
Nonostante il carattere tetro e forse un po' austero di "Several Others", il gruppo belga mostra evidente coraggio nell’abbandonare la congeniale comfort zone del tradizionale post-punk, proponendo un lavoro ricco di selvaggio impatto introspettivo, ancor più di quanto possa apparire di primo acchito e ridisegnando i propri confini artistici con buona dose di follia e connaturata sfida.
24/06/2021