Il black metal degli Ultha è il buio in fondo al baratro. Ascoltando il nuovo “All That Has Never Been True”, la sensazione è quella di sprofondare sempre più giù, come se ogni nota dell’album riuscisse ad assorbire le ultime energie presenti nel nostro animo.
Se è vero che la negatività imperante è una prerogativa immutabile del metallo nero, c’è da dire che il gruppo di Colonia, negli anni, è riuscito a far materializzare con grande coerenza tali percezioni: un tormento che si poteva toccare con mano già nei precedenti lavori, in particolare nel penultimo, eccellente “The Inextricable Wandering” (2018), quello che è stato (sotto svariati punti di vista) il disco della svolta.
Anche se l’incubo metafisico di brani come “Der Alte Feind” o “Bathed In Lightning, Bathed In Heat” (magnifico il suo incipit atmosferico) vale da solo il prezzo del biglietto, non è affatto semplice trovare il vertice qualitativo all’interno di un album molto compatto e claustrofobico come questo: l’unica linea di demarcazione è rappresentata dal clima funereo della strumentale “He Knew And Did Not Know”, un titolo che ancora una volta riporta a galla i tanti dubbi di una vita priva di certezze assolute. Perché quella degli Ultha non è soltanto musica, ma è soprattutto una riflessione filosofica su ciò che siamo e sull’impossibilità di dare un senso alla nostra esistenza (“I never wanted what life wanted from me, I never wanted what life gave to me”, recita il testo della spettrale “Rats Gorged The Moon... And All Fell Silent”).
“All That Has Never Been True” è senza dubbio l’ennesimo tassello di valore realizzato da una band in totale sintonia con il (post)black metal di ultima generazione, quello più intricato e cerebrale in cui non c’è posto per la storia, per la religione o per la natura: gli Ultha ci sbattono in faccia soltanto nere vibrazioni, lasciando sfiorire questa lunga processione dello spirito fin dentro l’oblio.
29/04/2022