Immagini e suono sono elementi indissolubilmente connessi e imprescindibili per Adriano Zanni, componenti fondanti di una poetica costantemente orientata alla rappresentazione della sua amata riviera romagnola. Un paesaggio al tempo stesso elegiaco e autentico, riprodotto nelle porzioni stranianti immortalate con l’ausilio della fedele fotocamera, aumentato attraverso la pratica del field recording, trasfigurato nelle dilatate astrazioni sintetiche e ricorrendo a una elegante visione monocromatica.
La sua ricerca non è mai stata meramente documentaristica, incentrata come è sulle sensazioni estrapolate dal vivere il territorio in profonda simbiosi, catturandone particelle emozionali annidate lì dove difficilmente si andrebbe a cercare. Quindi, inverno piuttosto che estate, la pioggia invece del sole, le macerie, gli edifici rurali isolati e gli alberi tristemente solitari. E poi il mare, la sua voce ipnotica e rassicurante che spezza il silenzio. Uno scenario che da sempre si mostra affine a quel Deserto Rosso immancabilmente citato, al cinema di Wenders e Tarkovskij, che riecheggia in un modo tutto suo il punk affondando nell'ambient più rarefatto e immersivo.
"Soundtrack For A Photobook" aggiungerebbe ben poco a ciò che fin qui Zanni ha saputo comunicarci e in effetti si compone in larga parte di tracce già edite e rivedute per contestualizzarsi, comprendendo due soli inediti fatti della medesima materia. Ma l'album – digitale e autoprodotto come il resto del lavoro – è solo una parte di un insieme ben più ampio, una costola inscindibile che, staccata dal corpo, viene irrimediabilmente depotenziata.
Le sette scene aurali devono necessariamente dialogare con le fotografie raccolte a partire dal lontano 1998 e intersecarsi con i flussi sonori attivabili tramite QR code stampati sulle pagine. La fruizione del tutto restituisce la profondità di una ricerca interiore fatta di inquietudine e assenza, di malinconia e stupore quotidiano, riflessi nei dettagli dell'ambiente d'elezione, dando forma a quella che l'autore stesso definisce la sua opera definitiva. Un orizzonte sinestetico commovente.
07/07/2023