Continuando a reinventarsi, alla ricerca di sempre nuove direzioni sonore, Cécile Schott, che per tutti quelli che seguono le sorti della compositrice francese è semplicemente Colleen, giunge al traguardo dell’ottavo disco imboccando la strada di un’elettronica “progressiva” che le consente di continuare a esplorare la complessità delle emozioni, dando vita, per utilizzare le parole del press kit, che questa volta sembra saperla davvero lunga, a “un viaggio in profondità nel mondo della sintesi, un fitto boschetto popolato da echi vaganti e arpeggi pulsanti", per cui, "più che un semplice approccio creativo, la sintesi sonora diventa qui un mezzo per interrogare concetti complessi, come l'Io, la percezione oltre che le nozioni mutevoli di realtà". Realtà che, come da titolo dell’album, è sempre e comunque ambigua, contesa tra luci e ombre, e proprio per questo impossibile da sviscerare fino in fondo.
Inizialmente pensato come una raccolta di canzoni nel solco di “The Tunnel And The Clearing”, “Le jour et la nuit du réel” (pubblicato nel formato del doppio Lp) si è alla fine trasformato in una suite di composizioni senza parole, divise in movimenti e costruite facendo leva sull’analogico splendore di un Moog Grandmother e di due delay, il Moogerfooger Analog Delay e il Roland RE-201 Space Echo.
Nelle sue due grandi sezioni, il Giorno e la Notte, con i brani “diurni” che, sono parole della stessa Colleen, mostrano "più attrito, tensione e timbri abrasivi", dovendo trasfigurare il "rinvigorimento della luce del giorno", laddove quelli notturni sono caratterizzati da "trame più lente e malinconiche”, oltre che da “lunghe scie di delay", l’album manifesta la capacità del suono di essere sia carico di sfumature che avvolgente, procedendo dai quattro movimenti pulsanti e volteggianti di “Subterranean” attraverso texture crepuscolari e misteriose (“The Long Wait”, “Night Looping”), falcate scandite con cura (“To Hold and to Be Held”), minimalismi sornioni che nascondono un espressività finanche convulsa (“Be Without Being Seen”) e momenti più riflessivi, dove s’annidano tracce di quella meraviglia che, a suo tempo, destò il capolavoro “The Golden Morning Breaks” (“Les Parenthèses Enchantées”).
Nel complesso, “Le jour et la nuit du réel” è un disco piacevole, che evidenzia sicuramente la voglia dell’artista francese di mettersi costantemente in discussione. Tuttavia, se paragonato, com'è giusto che sia, alle sue cose migliori, non può che lasciare scontenti.
08/10/2023