Meshell Ndegeocello

The Omnichord Real Book

2023 (Blue Note)
jazz, fusion

In casa da sola durante la pandemia, chiusa in soffita a giocare con un vecchio omnichord, strumento elettronico giapponese oggi considerato kitsch e largamente passato di moda. Ma l'ispirazione coglie nei momenti e agli orari più insoliti, il processo creativo non è mai lineare e il compimento dell'opera può prendere pieghe inaspettate. Così, quel semplice giocattolo di plastica si è trasformato in un arpeggiatore dalle inaspettate doti liriche, una scintillante astronave con la quale attraversare il cosmo intero. D'altro canto, Meshell Ndegeocello è solita prendere ispirazione dalle cose più semplici e trasformarle in delicata magia; da bassista, prima ancora che vocalist, la sua scrittura obliqua e decentrata viene guidata dalla propulsione ritmica, lasciando al resto della canzone lo spazio per crescervi attorno come una pianta rampicante. Le sue composizioni non aggrediscono mai le orecchie, si avvinghiano semmai attorno all'ascoltatore come strutture morbide e tentacolari dalla stratificazione densa e complessa. Se il basso elettrico fa ancora parte delle fondamenta di casa, l'omnichord, adesso, è quel collante argentato che lega assieme settantadue minuti di dense e magmatiche fusioni stilistiche. Tutto attorno, vellutati inserti vocali, arrangiamenti elettro-acustici e radici pan-africane completano una delle opere jazz più defilate eppure intimamente soddisfacenti dell'anno in corso: "The Omnichord Real Book".

 

Per osservare le trame di questo lavoro, si può partire da "Virgo" e "Virgo 3", sorta di suite spezzata in due per un totale di quindici minuti sull'opera complessiva: bassi pulsanti e seghettati, tastiere spaziali dalle tentazioni progressive, batteria e percussioni coadiuviate dalla drum machine, tutto assieme dentro a un ricco e variegato impasto sonoro che scorre come un fiume di lava fumante. Tra assoli jazz, rifrazioni sintetiche e un'attenta gestione degli ospiti - che qui comprende, tra gli altri, il giovane pianista Julius Rodriguez, la fatata arpa di Brandee Younger e le percussioni di Mark Guiliana - Meshell prende posto a centro palco senza mai dar l'impressione di essere invadente, una presenza profondamente terrena che conduce l'ascolto col fare di uno sciamano saggio e benevolo:

They're calling me
Back to the stars
Impossibile, in questo caso, non trarre paragoni col recente "I Came From Love" di Dave Okumu, altro espansivo ascolto-guida nato dalla stessa necessità di riunire la diaspora pan-africana sotto un unico tetto per sperare assieme in un futuro migliore. Con "The Omnichord Real Book", Meshell riprende idealmente le fila del discorso, aggiungendovi un amorevole commentario, come del resto è sempre stata la sua arte; che siano il cristallino funk strumentale della spiritosa "Omnipuss", i delicati intarsi afrobeat di "ASR", arricchiti dalla presenza di Jeff Parker, o la maestosa dolcezza acustica di "Good Good", con la limpida voce di Jade Hicks, l'intero lavoro cangia in continuazione tra richiami ancestrali e brillanti tentazioni futuristiche.

Sul vischioso trip-hop di "Burn Progression", un'inedita coppia, composta da Hanna Benn e Ambrose Akinmusire, offre uno splendido contrasto tra composizione ambient-pop e rauche striature di ottoni arrugginiti, facendo risaltare ancora una volta l'innato gusto di Meshell nel mescolare ospiti diametralmente opposti senza eccessive forzature, ma anzi curandone l'intesa.
C'è anche l'inconfondibile voce di Thandiswa dal Sudafrica a fare di "Vuma" il momento più immediatamente melodico della collezione, arricchito anche dal vibrafono di Joel Ross - stesso vibrafono che poi sottolinea con dolcezza exotica l'inedito dream-pop alla Beach House di "Towers". Ecco anche comparire qua e là il tocco rotondo al pianoforte di Jason Moran e la profonda voce di Joan As Police Woman, poi nuovamente Jeff Parker sul blues di "Clear Water".
Menzione di riguardo per il trio avant-gospel HawtPlates, presente sulla doppietta consecutiva "The 5th Dimension" e "Hole In The Bucket": dieci minuti complessivi di impeccabili armonie vocali, capaci di portare avanti la ricerca tecnica senza perdere quel tocco elegiaco che poi pervade il resto del lavoro.

Non è certo la prima volta che Meshell esplora l'universo jazz; nel 2005, "The Spirit Music Jamia: Dance Of The Infidel" dimostrava tutta la versatilità di una musicista senza paletti né confini. Ma "The Omnichord Real Book" ha un che di definitivo, un denso macigno sonoro non a caso pubblicato sotto al marchio Blue Note. I puristi del jazz potranno trovarsi spaesati di fronte a questo magmatico intruglio spiccatamente soulful che quasi non disdegnerebbe, almeno a tratti, la dicitura di r&b; al contempo, le morbide e uniformi coltri di "The Omnichord Real Book" suonano lontane sia dal neo-soul delle origini con Madonna che dagli scarni solchi dello strepitoso "Bitter".
Ma nell'anno che segna il trentennale dal debutto "Plantation Lullabies", l'autrice è ancora in viaggio, curiosa come non mai, eppure capace di rimanere stoicamente fedele a se stessa. Con voce calda come burro fuso, e una calma dei sensi che ha del sovrannaturale dopo tutti questi anni di sopravvivenza nel mercato discografico, è la stessa Meshell a rassicurare l'ascoltatore sulle dolci note acustiche di "Call The Tune":
Everything is under control

03/07/2023

Tracklist

  1. Georgia Ave feat. Josh Johnson
  2. An Invitation
  3. Call The Tune
  4. Good Good feat. Jade Hick, Josh Johnson
  5. Omnipuss
  6. Clear Water feat. Deantoni Parks, Jeff Parker, Sanford Biggers
  7. ASR feat. Jeff Parker
  8. Gatsby feat. Cory Henry, Joan As Police Woman
  9. Towers feat. Joel Ross
  10. Perceptions feat. Jason Moran
  11. THA KING feat. Thandiswa
  12. Virgo feat. Brandee Younger, Julius Rodriguez
  13. Burn Progression feat. Hanna Benn, Ambrose Akinmusire
  14. oneelevensixteen
  15. Vuma feat. Thandiswa, Joel Ross
  16. The 5th Dimension feat. The HawtPlates
  17. Hole In The Bucket feat. The Hawtplates
  18. Virgo 3 feat. Oliver Lake, Brandee Younger, Mark Guiliana, Josh Johnson




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