Ci sono tre sofà a La Casa 139, il locale dove Joan as Police Woman suonerà stasera e dove mi è stata fissata l'intervista.
Appena arrivo noto che sul primo sofà sta dormendo il bassista del progetto creato da Joan Wasser. Vado al piano di sopra a cercare quelli della promozione e, fortunatamente, mi accorgo prima di buttare giubbotto e borsa sul secondo sofà che c'è sdraiato sopra il batterista. È immobile. Ho paura sia morto e gli faccio il solletico con la sciarpa. Si muove. Molto bene.
Entro piano piano nel camerino, giusto per appoggiare le mie cose e noto che, secca secca, sul terzo sofà c'è Joan Wasser che dorme.
Esco da lì, mi siedo per terra nell'angolino e cerco di fare il minor rumore possibile.
Dopo diversi minuti Joan esce dal camerino ed ha, ovviamente, tutto l'aspetto di una donna che si è appena alzata dal letto.
Solo pochi istanti dopo sono seduta al tavolo insieme a lei per questa intervista. Non ha un capello fuori posto, è truccata alla perfezione, a proprio agio e sorride in maniera rassicurante ed amichevole.
Ho dato un'occhiata alle date del tuo tour e sembra infinito. Come sta andando?
Sta andando benissimo e quando va così bene non vuoi che finisca!
Sei stanca?
Sono effettivamente un po' stanca, ma va bene. Mi piace essere in tournée.
Parliamo un po' del tuo debutto solista, "Real Life". Com'è nato?
Ho suonato il violino con altri artisti per molto tempo ed ero soddisfatta delle collaborazioni, poi ho cominciato a suonare la chitarra e ho impiegato un po' ad abituarmi a sentirmi cantare.
Nel momento in cui ho cominciato a cantare, mi sono resa conto che non sapevo proprio cosa volessi dire: per così tanto tempo avevo suonato musica senza parole che non mi ero mai interrogata su quello che potevo scrivere, che potevo dire alla gente.
Ho semplicemente continuato a provare a scrivere delle canzoni sempre migliori e, allo stesso tempo, attraverso la composizione delle canzoni e la stesura delle parole, continuare a tentare di capire quali fossero i miei sentimenti, chi io sia, e più mi ponevo con un atteggiamento onesto, più la gente ne veniva colpita. È stato proprio il riscontro della gente che mi ha spinta verso questa strada. Alla fine avevo abbastanza canzoni delle quali ero soddisfatta da poterle incidere e farne un disco mio.
Quindi non è stato un passo naturale vero e proprio: ho l'impressione che fossi molto determinata a dar vita a un progetto tutto tuo.
Volevo esprimermi in maniera diversa dal suonare semplicemente il violino per gli altri, e cantare è diventato necessario per me.
Suonare per tanti artisti diversi, registrare i loro dischi, prendere parte alle loro tournée, ha aiutato questo lento processo che mi ha portato a esprimermi in prima persona attraverso il canto.
"Real Life" suona esattamente come volevi suonasse?
Non ho mai "deciso" come volevo che il disco suonasse: se c'è una cosa che ho imparato è che non otterrai mai e poi mai il risultato che pensavi di ottenere. Potresti ottenerne uno peggiore o addirittura uno migliore, ma non lo avrai mai esattamente come pensavi. Quindi mi sono sforzata di non immaginare il risultato, in questo modo ho permesso al disco di evolversi nella maniera migliore.
Hai pubblicato un annuncio sul tuo spazio in MySpace perché gli utenti realizzassero il video per il prossimo singolo, "Christobel". Perché hai scelto di affidarti a estranei che non conoscerai mai, anziché a un regista di video-clip?
Avevamo una sola settimana e non c'era assolutamente modo di pianificare la realizzazione di un video che, comunque, necessita di mesi, credimi.
Volevo anche che il video fosse realizzato da una sola persona e in maniera molto semplice e questo è quello che si è verificato con il video che ho scelto. Sai, ero in tour, non c'era modo di filmare nulla e avevo bisogno di un video entro la settimana.
Però ancora non mi hai spiegato il motivo dell'urgenza.
Perché stava uscendo il singolo e io ero in tournée da marzo. Continuavamo a rimandare e, alla fine, non c'è più stato il tempo per organizzare nulla. Ecco come si ha avuta questa idea e abbiamo, comunque, ottenuto un video bellissimo.
Mi racconti come hai cominciato a suonare? So che hai cominciato a suonare il violino quando eri piccola.
Avevo otto anni. A scuola, con 10 dollari, potevi noleggiare uno strumento musicale per l'intero anno scolastico e poi ho continuato. Al college ho studiato prevalentemente materiale classico.
Caspita! Davvero?! Dieci dollari sono pochissimi!
Sì, ma, sai, era una scuola pubblica, quindi il prezzo deve per forza essere alla portata di tutti.
E il pianoforte?
Da piccola ho preso solo un paio di lezioni, quindi non posso dire che ho imparato allora. Ho cominciato a suonarlo solo cinque anni fa.
Prima di collaborare con altri artisti, hai suonato in vari gruppi rock. Come, saper suonare il violino e avere una formazione classica, ti ha aiutata a suonare musica rock?
Be', ho studiato musica classica, ma ho sempre ascoltato tanti altri tipi di musica. Quando ero una ragazzina, ascoltavo moltissimo punk e new wave, seguivo moltissimo quelle scene.
Ho terminato il college e mi sono laureata in musica classica, ma era ovvio che non avrei mai suonato musica classica: volevo suonare un nuovo tipo di musica, quindi ho cominciato ad accettare qualsiasi collaborazione mi venisse proposta, sia che fosse una registrazione che un concerto, giusto per fare una nuova esperienza. Questo mi ha permesso di suonare il mio violino attraverso amplificatori ed effetti vari. È stata un'esperienza grandiosa.
A vent'anni sono entrata a far parte dei Dambuilders e ho suonato con loro per sette anni. È stato molto divertente: abbiamo tenuto concerti in tutto il mondo e venduto tonnellate di dischi. Un'esperienza fantastica.
Joan, una domanda banale: come hai deciso di essere "as Police Woman" per questo progetto?
"Police Woman" è una serie televisiva degli anni 70 con Angie Dickinson. Lei era una poliziotta infiltrata ed era veramente tosta. Mi piaceva molto. Un giorno mi sono tinta i capelli di biondo e la mia amica mi ha detto: "Hey, ti stai trasformando in Angie in Police Woman!" e da allora mi è rimasto.
Come consideri, in questo momento, Joan as Police Woman? È la tua carriera solista, è un progetto parallelo, è un hobby?
È la mia priorità assoluta: non faccio nient'altro.
Joan as Police Woman è tutto quello che faccio con la mia musica, sia che suoni da sola sia che suoni in trio, si tratta sempre di Joan as Police Woman. Tutto quello che viene realizzato da e con la mia musica è sempre Joan as Police Woman.
Per concludere vorrei che tu commentassi una frase che ho trovato sul tuo MySpace.
"Beauty is the new punk rock".
Mh. Qualcuno forse ti ha già posto questa domanda?
Sì, ma va benissimo, non preoccuparti: sono molto contenta di rispondere!
E io sono contenta di chiedertelo. Mi piace molto questa frase!
Davvero? Mi fa piacere!
Certo, tutti dovrebbero essere belli!
Sono pienamente d'accordo! Assolutamente!
Sai, quando ero una ragazzina, il punk era, per me, dire e fare tutto ciò che si voleva senza preoccuparsi di eventuali ripercussioni. Più tardi mi sono avvicinata alla musica soul e mi sono accorta che, nonostante sia molto diversa dalla musica punk, aveva lo stesso approccio: erano sicuramente cantanti piuttosto "schiette" e oneste quando si trattava dei loro sentimenti, e non si preoccupavano dell'opinione altrui.
Puoi urlare e gridare i tuoi sentimenti, ma non è il modo migliore di attirare l'attenzione. Quello su cui sono concentrata ora è principalmente fare qualcosa di "bello" che possa arrivare al cuore della gente e che sia ben lontano dal gridare e urlare.
Era più facile farlo in passato, ma, fortunatamente, sono uscita da quel periodo. E poi, c'è abbastanza bruttezza in questo mondo e non abbiamo affatto bisogno di nuova bruttezza.
Ho tentato di incidere la cosa più "bella" possibile e spero che questo possa aver avvicinato le persone. Considera anche che la rabbia che provavo all'epoca non mi ha del tutto abbandonata. Ora riesco a incanalarla e trasformarla in qualcosa di positivo e "bello". Sì, possiamo dire che tutta la rabbia che usavo per suonare punk ora serve per creare qualcosa di "bello".
(Milano, 27 ottobre 2006)