I Bab L'Bluz tornano con il secondo album "Swaken", quattro anni dopo l'esordio con "Nayda!". Questa band franco-marocchina, fondata dal polistrumentista Brice Bottin e dalla carismatica Yousra Mansour, voce e suonatrice di awisha elettrica, si prefigge di rivisitare e modernizzare le tradizioni musicali Gnawa, combinandole con il rock psichedelico e il blues degli anni 70. Come spesso accade nel panorama del rock africano, i testi sono un veicolo di istanze politiche e sociali. D'altra parte, la presenza di una leader femminile è un manifesto di cambiamento che sfida le norme consolidate di un genere tradizionalmente maschile come lo Gnawa.
In brani come "AmmA", la sua voce incita le donne a risvegliarsi, a spezzare le catene della disuguaglianza e a reclamare il proprio posto in società. Analogamente, "Zaino" è un inno alla libertà di espressione femminile. Nella combattiva "Wahia Wahia" la cantante è affiancata da un coro berbero di battaglia, utilizzato come incitamento alla rivolta contro le oppressioni.
Non mancano momenti acustici, come la cover della tradizionale "Hezalli", scritta dall'eminente intellettuale yemenita Mutahhar Ali Al-Eriyani, e il funk-rock melodico di "Iwaiwa Funk", scelto come brano trainante dell'album.
Musicalmente, però, i Bab’L Bluz prediligono sonorità rock dure e vibranti con rimandi alle tradizioni africane. L'opener "Imazighen", ad esempio, si distingue per le melodie psichedeliche circolari intrecciate a ipnotiche sonorità arabeggianti. Brani come "Karma" si muovono tra atmosfere dark e distorsioni taglienti, per poi sciogliersi nel canto ultramodulato di Mansour.
"Bangoro" e "Ya Leilo" introducono ulteriore varietà, ancorandosi a una struttura che fonde circolarità trance-rock, riff blues spigolosi e melodie tradizionali, con un ritmo che cresce progressivamente fino a culminare in finali ipnotici. "Li Maana" è un brano midtempo da non sottovalutare, mentre la conclusiva "Mouja" parte con un'esplosione di energia, poi il ritornello, ripetuto come un mantra, evolve in un turbinio di voci, assoli, schitarrate e una batteria incalzante, per poi chiudere con un flauto inquieto e febbrile. Un finale che riflette la ricchezza di idee della band e la competenza necessaria per tradurle in musica.
02/01/2025