Dialect

Atlas Of Green

2024 (RNVG)
progressive-electronic, ambient

La memoria si frantuma in mille cocci, soggiogata dall’impeto di una linea temporale che sbalza anima e corpo in un futuro imprecisato, dove tutto è instabile, indomabile, imperscrutabile, a cominciare dai desideri del protagonista di quella che è un'odissea futuristica: un giovane musicista di nome Green, che lavora in una postazione radio in cui i segnali perduti e gli impulsi di un tempo immemore vengono portati alla luce dai sedimenti della tecnologia.

La trama del romanzo “Atlas Of Green”, inscenata da Dialect, ha il dono dell’ubiquità e sottintende un corpo sonoro che è torrente e foce, bussola e ago. Dodici composizioni, facciamo dal 2567, musicano gli stati d’animo di un uomo in rotta di collisione con il destino, mentre cerca di venirne a capo tra ingranaggi difettosi e sistemi mediatici privi di senso. Dunque, un album che è innanzitutto un diario di bordo allegorico sul senso del tempo e dello spazio.
Dentro le dodici danze della memoria di Andrew PM Hunt, i cui titoli sono praticamente interscambiabili quanto le singole coreografie, si incontrano passi cadenzati alla Tomita, spiriti hasselliani che muovono a tribù in punta dei piedi; giochi di luce e ombre che si stagliano sul soffitto di un hangar abbandonato e abitato dai fantasmi dei due Kopernik; partiture ambient che creano squarci di vita immergendosi in variazioni elettroacustiche. E ancora pianoforti che accompagnano il battito lento di walkie talkie dimenticati da Dio; pulsazioni che assecondano frequenze, immerse in un quadretto in cui il post-minimalismo è alimentato da un coacervo di fluttuazioni e sibili in lontananza.

“Atlas Of Green” è un miracolo. Un disco capolavoro che sguscia via come una caretta caretta lontana dai moti ondosi creati artificialmente dall’uomo, per farsi epica di un universo di suoni affascinanti, autoalimentati da Dialect senza fare rumore e lungo la scia di un pulviscolo emerso al centro di una stanza di comando in cui l’unico timoniere è un signore chiamato spazio-tempo. Un Dio cattivo, direbbero i più. Un atlante dal cuore enorme venuto dal futuro per renderci grazia, replicherebbe il compositore di Liverpool. 

28/02/2025

Tracklist

  1. New Sun
  2. Recreation Story
  3. Born Through
  4. Spiral Cartography
  5. Overgrown Song
  6. Late Fragment
  7. Green’s Dream
  8. Archaic Quarter Form
  9. Atlas of Green
  10. Age & Rain
  11. Ancient Faith Radio
  12. Sí Sa So


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