Liu Zhenyang nasce a Ningbo, in Cina, nel 2000. Nel corso degli anni sviluppa due passioni parallele per la linguistica e la musica metal. Gli studi lo portano prima verso le lingue sino-tibetane e poi verso greco antico e latino, per approfondire i quali si trasferisce in Francia e lì inizia a registrare e pubblicare la propria musica su Bandcamp.
I suoi dischi escono a nome Ὁπλίτης (Hoplites, trad. oplita, ossia il fante pesantemente armato tipico degli eserciti dell'antica Grecia) e sono tutti cantati in greco omerico. I testi sono talvolta polemici contro le autorità cinesi, ma data la lingua in cui sono espressi, finora l'artista non ha subito ripercussioni e ha potuto esibirsi dal vivo anche nel suo paese natio (per maggiori informazioni al riguardo, si rimanda alla sua intervista per il sito Invisible Oranges).
Liu si rivela un musicista molto prolifico: dal 2021 a oggi ha pubblicato un Ep e quattro album, l'ultimo dei quali è "Παραμαινομένη" ("Paramainomeni", trad. "Accanto a una donna furiosa"), oggetto di questo articolo. Il titolo è solo l'ultimo dei tanti riferimenti all'universo femminile: oltre ai frequenti ritratti di donne sulle copertine degli album, l'artista ha anche cantato le violazioni dei diritti umani nei loro confronti avvenute in Cina negli ultimi anni.
Prima di addentrarsi nella descrizione traccia per traccia, bisogna fare chiarezza sui due paragoni più frequenti che si leggono nelle recensioni sparse in giro per la Rete allo scopo di descrivere la proposta di Liu, ossia le band black metal Deathspell Omega e Serpent Column. La loro ricorrenza è fissa e non se ne capisce il motivo: Liu li conosce e li ha anche citati, ma ciò non significa che la sua musica si basi esclusivamente su quei due nomi, dato che la frangia più sperimentale del metal estremo nel nuovo millennio è più variegata che mai.
Se bastasse isolare un elemento, scelto appositamente per dimostrare il paragone, si potrebbe accostare ogni band di metal estremo a ogni altra, ma l'utilità del fare una cosa simile rimarrebbe dubbia.
Se si va a stringere, Liu ha che fare con i due nomi in questione solo nella misura in cui tutti e tre producono un black metal sperimentale e irregolare, con sterzate continue sia per quanto riguarda i riff, sia per quanto riguarda i groove e l'andamento, come del resto fanno in tanti altri.
Liu si distanzia però di netto sia dal suono ovattato e lo-fi dei Serpent Column, preferendo una registrazione decisamente più nitida, sia dai Deathspell Omega, con un approccio più schematico e i vari riff cadenzati in segmenti ben scanditi, influenzati probabilmente dal math rock e dal thrash metal più tecnico, laddove le strutture della band francese somigliano più a un flusso di coscienza. Si aggiunga a ciò l'utilizzo del greco e di elementi estranei al genere (dal sassofono alla musica tradizionale cinese) e l'originalità del risultato è garantita.
La scaletta, composta da sei brani che spaziano dai 6 ai 10 minuti di durata, è aperta da "Μῆνιν ἄειδε, θεὰ παραμαινομένη ἐμοῦ..." ("Mínin áeide, theá paramainoméni emoú...", trad. "Cantami, o diva, dell'ira, mentre mi sei vicina..."), che fa il verso all'"Iliade" per poi diventare in un'invocazione a Dioniso ("O mortali, non rifiutate l'estasi divina, accettatela e fatela vostra").
Una breve introduzione con suoni di percussioni e liuto cinesi, non è chiaro se campionati o meno, sfocia in una progressione continua di riff per chitarre distorte e tempestosi pattern di drum machine, con Liu che alterna lo scream del black metal al growl del death, a seconda dei momenti (tendenzialmente, il secondo quando l'arrangiamento placa la tensione). Da segnalare anche il basso, le cui linee dinamiche saturate dal fuzz vengono messe in primo piano verso il quarto minuto, e il sassofono, che compare con arzigogoli free jazz verso l'inizio e durante la coda, mentre nella parte centrale preferisce fraseggi melodici.
"Παραδειγματιζομένη μουσική" ("Paradeigmatizoméni mousikí", trad. "Musica abitudinaria") deve il suo titolo ad alcune critiche che sono state rivolte a Liu riguardo ai suoi precedenti album. Anche in questo caso il testo si basa su un'invocazione mistica: "Prego con convinzione, piango profondamente. Possiate tutti voi diventare acqua e terra, [mentre] noi diventiamo fuoco e cielo". Strutturalmente è forse il brano meno irregolare dell'album.
L'influenza del thrash metal si fa evidente nel riff che apre "Ἡ τῶν λυσσημάτων ἄγγελος" ("I tón lyssimáton ángelos", trad. "La messaggera delle furie"), che si trasforma presto in una pioggia di polimetrie, con marziali stacchi mathcore a partire da 6'35'', seguiti da assoli di chitarra e sax free jazz che sfumano a loro volta per lasciare spazio, nel minuto finale, al suono di un liuto cinese che riecheggia in solitaria.
"Συμμαινόμεναι Διονύσῳ Ἐλευθέριῳ" ("Symmainómenai Dionýso Elefthério", trad. "In estasi con Dioniso il Liberatore"), il cui testo consiste nella ripetizione continua delle frasi "Sono furioso, sono libero", è il brano in cui il sassofono ha più peso, sia perché gli è affidata l'introduzione, sia perché ricorre per tutta la durata, in alcuni punti mixato in fondo al marasma, in altri emergendo. In particolare sul finale si fanno di nuovo apprezzare le linee di basso distorto.
"Συμμιαινόμεναι Διονύσῳ Ἐλευθέριῳ" ("Symmiainómenai Dionýso Elefthério", trad. "Corrotte da Dioniso il Liberatore") sorprende con una coda che, pur mantenendo elevato il tasso di saturazione timbrica, si avvicina allo stile del prog metal più pulito, con assolo di sintetizzatore, shredding di chitarra e interventi di sassofono che si accavallano a grande velocità.
"Ἄπαυστα θεία μανία" ("Ápafsta theía manía", trad. "Incessante estasi divina") vanta un'intro atmosferica per sassofono e ritmo al rallentatore, avvicinandosi al doom e al metal gotico. Dura circa 1'15'', per poi lasciare spazio a una digressione di quattro minuti per solo liuto, pienamente rientrante nella musica tradizionale cinese. Il finale riprende quindi il black metal tecnico e avanguardistico che ha caratterizzato l'intero album.
Così si chiude uno dei dischi di musica estrema più avventurosi del 2024. Il culto di Liu, pur minuscolo in termini assoluti, si dimostra fedele e accoglie la nuova prova con entusiasmo. Nel settembre 2023 l'artista si era del resto già tolto la soddisfazione di condividere il palco con band metal ormai storiche come i giapponesi Sigh e i cinesi Zuriaake, a riprova di come il suo nome possa ormai considerarsi a pieno titolo nella storia di un genere che, seppur di nicchia, ha fatto della coerenza e dell'indipendenza artistica il proprio baluardo.
09/09/2024