I know it's the same old song I'm singing, but this time these words are just for you, that's the only thing that's new.
(So che è la solita vecchia canzone che sto cantando, ma questa volta queste parole sono solo per te, è l'unica novità)
(Mick Hanley - "Without The Fanfare")
Da più di trent'anni
Stuart Staples e i
Tindersticks esplorano il mondo dei sentimenti con un prezioso bagaglio sonoro chamber-pop dai toni noir e sensuali, immutabili e tenaci sia quando vengono acclamati come punta di diamante dei moderni
chansonnier, sia quando s’approssimano a un elegante
routine che non è mai riuscita a stemperarne la fama.
Da quando Stuart Staples ha lasciato Londra per la Francia, le eleganti ambientazioni orchestrali sono diventate più austere e il leader ha dismesso il ruolo di fustigatore del romanticismo, abbracciando una sensibilità soul che ha rinverdito le pur sempre magistrali canzoni dell'amor perduto.
Con "
The Waiting Room" la band ha socchiuso con classe le porte al passato, navigando con rinnovato spirito in acque sempre turbolente e oscure ("No Treasure But Hope") e tra qualche colonna sonora e una distrazione a base di
indietronica e
cover version ("Distracions"), ha alimentato l'attesa per il nuovo album "Soft Tissue".
Spazzate via l'estetica barocca e rinvigorito il
sound con una registrazione live in studio, i Tindersticks adornano le loro nuove canzoni di archi e fiati senza mai offuscarne la fragile bellezza. Il canto è passionale, ma tra le ombre della malinconia c'è molta più luce. "Nancy" è solo un altro dei tanti personaggi femminili protagonisti delle canzoni di Staples & C., sono solo gli abiti strumentali a essere più leggeri e fantasiosi, inebriati da un grezzo tempo di rumba che sembra agitarne le vesta. Ed è più di un semplice cameo la presenza di Terry Edwards e della sua tromba nel sensuale e tormentato vortice di "Always A Stranger", una delle pagine più intense, insieme alla struggente "The Secret Of Breathing", ballata
noir adagiata su un lieve battito simile a un respiro, con un flebile arrangiamento orchestrale che non brama enfasi o gloria.
"Soft Tissue" è decisamente l'album più
soul dei Tindersticks, non solo perché a dominare la scena in "New World" sono il suono dei fiati e un brioso
groove con tanto di cori femminile, o perché l'ennesimo duetto con Gina Foster profumi di sonorità in stile Tamla Motown ("Turned My Back"), ma per quella decisa e accattivante svolta orchestral-funk che resta in sottofondo dopo la potente esplosione
Philly sound di "Don't Walk, Run".
In questa continua ricerca di sentimenti e amarezze, Stuart Staples conserva l'aplomb del narratore-poeta con una sensibilità che evoca
Leonard Cohen ("Falling, The Light") e un romanticismo che, anche quando si adorna di sonorità più eleganti e fastose, resta puro e cristallino ("Soon To Be April").
Strano a dirsi ma "Soft Tissue" è per molti versi l'album che potrebbe finalmente conquistare nuovi consensi anche tra i non fan del gruppo, ma il momento magico dei Tindersticks è ormai svanito. Mai sedotto dal fascino del successo, Stuart Staples ha scelto la magia del crepuscolo alle luci dei riflettori, ha coltivato con coerenza quell'attitudine quasi cinematografica della propria musica, certo che un giorno qualcuno, intercettandone la bellezza, potesse farla propria, perché quello che alla fine rende diverso il nuovo disco dei Tindersticks è una sensazione di profonda empatia che rende vivida una musica familiare ma pur sempre singolare.
I know it's the same old song I'm singing, but this time these words are just for you, that's the only thing that's new
(So che è la solita vecchia canzone che sto cantando, ma questa volta queste parole sono solo per te, è l'unica novità)
(Mick Hanley - "Without The Fanfare")
22/09/2024