I saw the ghost of the boy I was
I mourned the corpse of the girl I loved
Xandra Metcalfe è la donna transgender australiana dietro al progetto
Uboa, partito nel 2010 ma maturato in una miscela di ambient oscura, violentemente rumorosa e attraversata da lancinanti esplosioni industrial con l'annichilente "
The Origin Of My Depression" (2019), scritto in un periodo critico che l'ha vista tentare il suicidio attraverso un'
overdose. Questo "Impossible Light" arriva dopo cinque anni come un album che prosegue il racconto travagliato di un'anima caduta nell'abisso. Si dimostra meno sorprendente, perché riconoscibile nella forma, ma ancora più efficace.
L'esperienza di ascolto è prevedibilmente un viaggio al termine della notte, sin dall'iniziale "Phthalates", che aggredisce i timpani e angoscia con contrapposizioni feroci tra droni ambientali e
noise estremo. I clangori metallici avvelenano paesaggi desolanti come quelli descritti nella parte iniziale di "Endocrine Disruptor", al centro della quale emergono una voce distorta e una melodia malinconica e ossessiva, fino a comporre un brano industrial-
metal assaltato da ondate di rumore.
L'anima dell'album è comunque un espressionismo fatto di affreschi inquietanti e violentissimi ("A Puzzle"), dalla quale la componente musicale, spesso sotto forma di synth lugubri, emerge come una poco affidabile ancora di salvezza ("Gordian Worm" feat. Blood of a Pomegranate).
La più docile apertura di "Pattern Screamers", con quella che sembra una scintillante chitarra acustica, scopre un coro liturgico che, nell'evolversi, impatta con un muro di rumore atroce e urla strazianti. Chiaramente la tensione domina e l'ascoltatore si può dire sufficientemente preparato quando collide con "Weaponised Dysphoria"; ciononostante, è un'esplosione di
harsh-noise a velocità folle, che non lascerà indifferente neanche chi è allenato a certi estremismi.
La parte conclusiva dell'album costruisce un altro climax spaccatimpani ("Sleep Hygiene") per concludere con il brano più importante, la lunga "Impossible Light/ Golden Flower" (feat. otay): uno
zither commovente supporta un canto accorato, disturbato da una pioggia di rumore bianco; seguono un recitato in cinese e quindi una liberatoria apertura melodica, con sovrapposizioni di voci e scampanellii per un ultimo crescendo, che richiama la più intensa
Lingua Ignota. È la conclusione, in forma di sfarzosa orchestrazione
noise e melodica allo stesso tempo, di un album dall'intensità emotiva quasi ingestibile, che terrorizza, atterrisce e commuove come farebbe una luce impossibile, al centro della notte eterna.
29/11/2024