Bad Bunny

Debí tirar más fotos

2025 (Rimas)
reggaeton

Il 20 gennaio appena trascorso, Rolling Stone ha pubblicato un articolo intitolato "Bad Bunny ha portato le canzoni di plena e salsa al numero 1. Ecco perché è importante", firmato da Vanessa Díaz, docente universitaria specializzata in cultura chicana e latina.
L'articolo sostiene che il nuovo album di Bad Bunny, intitolato "Debí tirar más fotos", da un lato stia portando luce sulla musica tradizionale portoricana, esponendola per la prima volta a un pubblico globale, e dall'altro stia difendendo la cultura dell'isola, ponendo luce sui problemi che la stanno affliggendo, dalla gentrificazione all'emigrazione forzata. 
Purtroppo l'impressione è che la teoria in questione sia stata formulata cavalcando l'onda del poptimism, corrente critica che ha ormai preso definitivamente il sopravvento e tende a esagerare – quando non a inventare di sana pianta – meriti controculturali di artisti pienamente inseriti nel jet set e che non sono affatto intenzionati a sovvertire le regole di mercato che stanno soffocando la musica indipendente. Non è un caso che nello stesso articolo vengano citate le lodi sperticate per l'album pronunciate da Maykol Sanchez di Spotify e da Jerry Pullés di Apple Music: una rivista di critica musicale, quale Rolling Stone ritiene di essere, dovrebbe forse far notare il lieve conflitto d'interesse rappresentato dal fatto che a volerci convincere della bontà della musica in questione siano proprio coloro che lavorano per le piattaforme che l'hanno lanciata in pompa magna. Invece le frasi in questione sono utilizzate come argomento a favore del disco.

Riguardo al contenuto del disco, l'articolo fa notare come il brano "Dtmf" sia una plena e che si tratti della prima volta che il genere musicale, tipico del folklore di Porto Rico, raggiunge le zone alte delle classifiche internazionali: si tratta di una mezza verità. Il brano inizia come un reggaeton d'atmosfera e inserisce un ritmo riconducibile alla plena solo a 0'50'': da quel momento gli elementi tradizionali vanno aumentando, con l'ingresso graduale di strumenti a corda e cori. Considerando che la parte vocale portante, quella di Bad Bunny, rimane aderente al suo solito stile per tutta la durata, spacciare il brano come una plena è una distorsione, trattandosi di un reggaeton con alcuni elementi della plena. Non si tratta di voler giocare con un cavillo, perché è chiaro che il brano sia diventato un successo in quanto cantato da Bad Bunny e in quanto rientrante nelle caratteristiche produttive del reggaeton, e non per gli elementi ritmici tratti dalla plena: voler credere che ciò porterà un'esposizione mediatica sulla musica folk di Porto Rico, a meno che questa non venga ripresa da altri artisti già noti, è una pia illusione.

Anche per altre forme musicali contenute nel disco, come la salsa, la narrazione di Díaz è molto selettiva: "Nuevayol", per esempio, campiona una lunga porzione di "Un verano en Nueva York", grande classico della salsa pubblicato nel 1975 dal Gran Combo de Puerto Rico, di cui la professoressa non fa alcuna menzione. È quanto meno stridente che, dopo aver lodato il presunto coraggio di Bad Bunny nel voler mettere la salsa e la plena sotto i riflettori, ci si dimentichi una delle principali fonti di riferimento del cantante. Purtroppo l'impressione è che l'articolo funzioni al contrario: la luce della narrazione è tutta puntata su Bad Bunny per i suoi ripescaggi e non sulla qualità del materiale ripescato, motivo per cui citare il Gran Combo, forse il più importante gruppo portoricano della storia, si rivela del tutto superfluo, anzi rischierebbe di creare un incidente di percorso e far passare Bad Bunny come un riciclatore di musica altrui.
L'unico brano che davvero celebra la vecchia cultura portoricana senza scorciatoie o mistificazioni è "Baile inolvidable", che è una salsa a tutti gli effetti, con un arrangiamento classico e non volgarizzato dall'influsso del reggaeton, se non nella breve introduzione: persino Bad Bunny si sforza di cantare in maniera più consona al genere, pur riuscendovi solo in parte, dati i suoi enormi limiti tecnici (capita, quando si passa l'intera carriera processati dall'autotune). Ciò detto, l'impianto principalmente corale del brano rende il problema sorvolabile e il risultato piacevole.
 
Un'altra cosa che Díaz sembra fingere di non vedere è che l'album, pur con questa manciata di contaminazioni, rimane nel complesso un disco reggaeton piuttosto ortodosso: le commistioni più evidenti con la tradizione sono basate su campionamenti pesanti, più che su creazioni originali ("Pitorro de coco" poggia quasi per intero su un andamento jíraba preso in prestito da "Si yo fuera alcalde" di Chuíto el de Bayamón, risalente al 1972), mentre brani come "Voy a llevarte pa pr", "Perfumito nuevo" o "Eeo" si reggono del tutto sul dembow tipico del genere e non presentano particolari innovazioni nell'arrangiamento.

Contando che si parla di un album di diciassette tracce, non possono bastare quei pochi episodi in cui Bad Bunny, senza ricorrere a campionamenti, si ricorda del ricchissimo patrimonio della propria terra, a giustificare le lodi sperticate per il progetto che si stanno leggendo in giro.
La media di 95 su 100 ottenuta dall'album su Metacritic – sommando i voti di riviste che fino a oggi non si sono mai interessate della cultura latina, se non ai nomi imposti loro dall'industria discografica, come Bad Bunny o Rosalía – è il perfetto compimento di un quadro tragicomico, nonché l'ennesima distorsione conseguenza dell'atteggiamento imperialista che la critica anglofona continua a mantenere rispetto a tutto ciò che le è esterno.

02/02/2025

Tracklist

  1. Nuevayol
  2. Voy a llevarte pa' PR
  3. Baile inolvidable
  4. Perfumito nuevo (with RaiNao)
  5. Weltita (with Chuwi)
  6. Veldá (with Omar Courtz & Dei V)
  7. El clúb
  8. Ketu tecré
  9. Bokete
  10. Kloufrens
  11. Turista
  12. Café con Ron (with Los Pleneros de la Cresta)
  13. Pitorro de coco
  14. Lo que le pasó a Hawaii
  15. Eoo
  16. Dtmf
  17. La mudanza


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