Nel suo terzo disco per Bella Union la cantautrice scozzese-thailandese Helen Ganya si avventura in un’interessante esplorazione artistica della musica e dei suoni della Thailandia. “Share Your Care” è un disco che si nutre di ricordi di infanzia e memorie familiari e che, senza mai languire nella nostalgia, è capace di creare una sensazione di gioia e gratitudine per i momenti condivisi con persone che non sono più in vita. Talvolta con ironia, talvolta con dolcezza, lutto e perdita vengono infatti trasfigurati in un raggiante tripudio di luci e colori.
Ganya lavora sulla struttura classica della canzone pop-rock occidentale, ma vi applica anche un vasto ventaglio di strumenti tipici della musica thailandese. Se “Morlam Plearn (Luk Khrueng Surprise)” è una sua personale rivisitazione di un genere suonato durante celebrazioni gioiose, altrove nuvole lisergiche derivate dal pop psichedelico britannico si amalgamano al timbro brillante degli strumenti tradizionali. La commistione sonora è dunque senz’altro affascinante, ma a fare la differenza sono le linee melodiche. Mentre la title track possiede l’appeal delle hit alt-pop che nella prima metà degli anni Dieci avevano segnato il pop britannico, “Fortune” è forse il miglior brano mai composto dalla cantautrice: il suono cristallino del khim poggiato sulle percussioni arrembanti offre l’ossatura perfetta per una costruzione ben calibrata fino a una conclusione gioiosamente stratificata.
Anche i testi di “Share Your Care” fanno costantemente riferimento a tradizioni appartenenti alla cultura thailandese e sullo sfondo si staglia sempre il lussureggiante paesaggio del Nord-Est della Thailandia. Si tratta dunque non solo di un viaggio nel passato della famiglia materna di Ganya, ma anche di un itinerario geografico e culturale. Consapevole del rischio di applicare uno sguardo orientalizzante, la cantautrice ha deciso di affidarsi all’esperienza di persone strettamente legate alla cultura locale: i nonni, la madre e altri membri della famiglia, ma anche le persone che suonano i numerosi strumenti tradizionali contribuiscono così a creare un affresco sfaccettato, sincero e, soprattutto, mai romanticizzato.
16/02/2025