Attrition

Attrition

La dark-techno da camera

Sospesi tra l'elettronica dei primi lavori e l'approdo "sinfonico" della musica da camera di "3 Arms And A Dead Cert", gli Attrition di David Bowles sono una delle realtà più enigmatiche e affascinanti della scena industrial degli ultimi anni

di Mauro Roma

Gli Attrition sono una delle realtà più sfuggenti e nascoste della scena "industrial" degli ultimi anni. Originariamente situato all'incrocio tra gli esperimenti pionieristici e avanguardistici dei Throbbing Gristle e una più scontata predilezione per i ritmi da ballo in stile EBM e synth-pop, il progetto pervenne col tempo a una inedita forma di musica techno "da camera", all'insegna di atmosfere aspre e tenebrose, ma non prive di aperture di grande raffinatezza e suggestione. Il gruppo nasce a Coventry, Inghilterra, nel 1981, e inizialmente la line-up ufficiale è ristretta al duo Martin Bowes (voci, percussioni e trattamenti elettronici) e Ashley Niblock (tastiere).

All'esordio i due si lanciarono subito in un'opera molto ambiziosa, la soundtrack This Death House, del 1982, inizialmente disponibile solo su cassetta poi ristampata su vinile per l'etichetta Third Mind nel 1987 e successivamente rimasterizzata su cd dalla Projekt Records, 1995. Un lavoro il cui programma superava ampiamente la portata artistica del duo, ma che metteva già in luce un innegabile talento nel padroneggiare le apparecchiature elettroniche e nel "mimetizzare" il sound, un talento comunque ancora molto confuso e acerbo. Il disco contiene solo due lunghi brani ("Crawling" e "Dead of night"), due mini-sinfonie che cercano di rielaborare la grande lezione dei Throbbing Gristle: rispetto ai maestri, gli Attrition puntano però ad ambientare i loro incubi elettronici in paesaggi sonori ancor più morbosi, desolati e soffocanti (nel primo brano), che mettono in luce uno spiccato gusto "gotico", salvo poi (nel secondo) fare a pezzi quella stessa atmosfera attraverso un esplosione di ritmi violentissimi.Le prime esibizioni live a Londra nel 1983 e il singolo "Deliverance" dell'anno successivo, più un breve tour europeo, iniziarono a diffondere notevolmente il nome della band.

I tempi sembravano perciò maturi per il debut-album , che infatti non si fece attendere troppo. Ma quella presente su The Attrition of Reason (Third Mind, 1984 / cd Projekt, 1994) è già una band completamente diversa: Bowes è l'indiscusso padrone della scena e sua è la scelta di dare spazio alla voce femminile secondo lo standard dell'allora fiorente dreampop. Così con Julia Waller alla voce, Bowes e Niblock si concentrano maggiormente sulla tessitura di fondali sonori sempre più visionari. Gli estremismi degli esordi si fanno sentire solo su "Behind innocence, lies", ma a far colpo sono soprattutto gli arrangiamenti futuristici di "Day I was born" e il tripudio elettronico di "Beast of burden". Ma nel complesso il disco non si spinge oltre un'idea, oltremodo interessante, ma ancora incompiuta di contaminazione tra techno industriale e un synth-pop appena più "colto" della media. Nonostante le ambizioni, il risultato non è molto lontano dagli Eurythmics.

Ben più interessanti sono invece gli esperimenti contenuti nell'Ep The Voice of God (edito insieme all'album nell'edizione Projekt del 1994). Proseguendo una fitta attività live in giro per l'Europa che contribuisce a renderli sempre più famosi al pubblico delle discoteche underground, Bowes e Niblock pubblicano il secondo album Smiling at the Hypogonder Club (Third Mind, 1985 / cd Projekt, 1994). Bowes, leader incontrastato del progetto, si affida nuovamente alla voce di Julia Waller (ma al disco partecipano anche altri cantanti) per spingere sempre di più la sua musica lontano dalle asprezze radicali della musica industriale (i riferimenti in questo senso sono diventati ormai i Clock Dva e i Coil più che i Throbbing Gristle) e immergerla nelle nebbie della dark-wave e del gothic. "Look at the Hedonist", il brano più ballabile e "Pendulum turns", il più funereo, sono i due estremi tra i quali si sviluppa l'album.

Ma è soltanto col terzo album, In The Realm Of The Hungry Ghosts (Third Mind, 1986 / cd Projekt, 1994), che il progetto Attrition centra finalmente il bersaglio, firmando un'opera di grande suggestione. Con i fedeli Waller e Niblock al suo fianco, Bowes cesella almeno due capolavori ("Surge and run", che inizia timidamente la progressione verso la musica classica, e la cupissima "The last rifuge"): ancora una volta Bowes spazia tra tutti i possibili usi dell'elettronica, sfiorando la stasi ambientale con "Vigil" e sfoderando il suo consueto arsenale di torrenziali ritmi sintetici in "In your hand".

Il repertorio viene ulteriormente arricchito dall'Ep Future Tense, di nuovo compreso nell'edizione in cd: "Forgotten dream", "Adam & Eve" e la splendida "Which Hand?" sono esperimenti che traghettano la sua tumultuosa elettronica verso austere e rigorose armonie "classiche". Nel 1988 Ashley Niblock lascia il gruppo e Martin Bowes diventa a tutti gli effetti l'unico titolare della sigla Attrition: terminato il rapporto con la Third Mind, Bowes lascia anche l'Inghilterra per stabilirsi temporaneamente in Belgio, dove firma per la Antler, l'etichetta più blasonata dell'Ebm europea.

Bowes è finalmente nelle condizioni di lavorare in assoluta libertà e il risultato è At The Fiftieth Gate (Antler, 1988 / cd Projekt, 1995), album della definitiva maturità. Aiutato dai chitarristi Paul Tyres e Garry Cox, dal percussionista Bob Oliver e dalle voci di Julia Waller e Marianne, Bowes sembra essere finalmente sicuro sulla strada da far intraprendere al suo progetto, e si mostra intenzionato a dare una nuova forma più compiuta e definitiva a quelle idee che sui dischi precedenti erano solo in embrione. L'uso frequente di campionamenti di chitarra mostra inoltre come anche Bowes si sia dovuto per necessità adattare alla rivoluzione che oltreoceano i Ministry stanno apportando alla musica industriale. Ma la sua meta non è il terrore, non è l'allegoria della società tecnologica, né tantomeno il facile hit per le discoteche (che comunque gioiscono all'uscita di un singolo strepitoso come "Haydn (or mine)" e del crudele balletto meccanico di "Death Truck"). L'obiettivo ormai dichiarato di Bowes è espresso nelle linee insieme armoniose e dissonanti di "My friend is golden", nell'apoteosi elettro-sinfonica della title track e nel ballo decadente di "Sideways glance" (contenuto nell'edizione su cd insieme a molte altre bonus track ).

L'Ep Turn To Gold, del 1989, chiuse però prematuramente la parentesi fiamminga di Bowes. Nel 1990 intanto la Projekt Records di Sam Rosenthal pubblica Recollection, che riassume tutto il primo periodo della saga Attrition.
L'album A Tricky Business (Contempo 1991/ Projekt 1995) poggia su basi tecniche ormai pienamente consolidate. "A girl called harmony" è a tutt'oggi uno dei loro classici: "Legitimate Sun" si avventura nell'avanguardia elettronica di Ligeti e Stockhausen. "Resurrection" è suspance allo stato puro.Tornato a stabilirsi nella natìa Coventry, Martin Bowes fonda l'ultratecnologica "Cage", il suo studio e laboratorio personale, dove inizia a lavorare come remixer e produttore.

L'album The Hidden Agenda (Hyperium 1993) celebra tanto il presente ("The Cage", "This great design", "The third house") quanto il passato ("The mercy machine"), ma nel complesso risulta un lavoro incerto e riuscito a metà. Il classico disco di transizione, dove si è ormai consolidata anche la presenza di Julia Waller, e che getta le basi per un futuro in chiave ormai esplicitamente "gotica". Ephemera (1995) è un Ep che rielabora le tracce dell'ormai lontanissimo, tanto nel tempo quanto nella sostanza, This Death House.

L'anno successivo gli Attrition firmano ufficialmente per la Projekt Records e pubblicano il loro nuovo disco. 3 Arms And A Dead Cert (Projekt, 1996) è l'album della consacrazione: la voce di Julia Waller e l'elettronica di Martin Bowes sono finalmente amalgamati alla perfezione, e a loro si aggiunge quello che sarà l'elemento decisivo della svolta, il violinista Frank Dematteis. In apertura ci sono subito i due capolavori assoluti della visionaria arte elettronica di Bowes: "White men talk" e la splendida piece per canto e arrangiamenti "spaziali" "Cosmetic Citizen". Berio e Ligeti sembrano aver curato le manipolazioni stranianti di "One of these mornings"; "Predicamene" e "Prelude" rompono gli indugi e sconfinano del tutto nella musica da camera, la title-track è un collage vicino alle opere dei geniali Vampire Rodents.

Tutti esperimenti che culminano nel memorabile Etude (Projekt, 1997) che in tutto e per tutto un disco di musica da camera, nel quale vengono ri-arrangiati in chiave orchestrale brani tratti dai dischi precedenti. Frank Dematteis (arrangiamenti, violino, viola, organo), Martin Bowes (arrangiamenti e percussioni) e Julia Waller (voce), incarnano in quest'opera il compimento di una delle progressioni musicali più incredibili e imprevedibili che si siano mai viste. Tra i brani meritano una citazione particolare almeno il binomio "Vigil / Scenario", l'elegantissima versione di "A girl called harmony" e lo straziante requiem "Adam & Eve". Aver centrato il proprio capolavoro con un disco del genere si rivela però paradossalmente un ridimensionamento della figura di Martin Bowes: essersi cimentato per quindici anni in tutti i modi con l'elettronica alla disperata ricerca di una ben definita personalità e poi raggiungere il top con un album totalmente cameristico sembra voler dire che Bowes abbia in sostanza buttato via un'intera carriera. E per di più è innegabile come la bellezza di Etude dipenda in gran parte dagli arrangiamenti di Frank Dematteis.

Non a caso sull'Ep Eternity Bowes tenta di tornare alla techno e remixa quattro brani di Etude, cercando di rinnovarsi ma invece finendo per snaturare la validità dell'esperimento. Fortunatamente, Bowes si rifà con The Jeopardy Maze (Projekt, 1999), con il quale riesce a trovare la giusta via di mezzo tra le sinfonie da camera del disco precedente e la sua ostinata ricerca sui timbri e sui ritmi elettronici. "Atomizer" riesce persino a resuscitare la violenza dei primi tempi, mentre "The thin veil" è uno dei brani più complessi, atmosferici e convincenti mai assemblati da Bowes.

Le due uscite del 2000, The Hand That Feeds, doppio album di remix e rivisitazioni di brani di Attrition e di altri artisti industrial, e il live The Heretic Angels, mostrano una volta di più come Attrition sia costantemente un progetto a due facce, alla ricerca della perfetta fusione tra tecnologia e classicità. Ma vent'anni di carriera non hanno però ancora chiarito se Martin Bowes sia semplicemente un fortunato dilettante dell'elettronica che a furia di tentativi è riuscito ad imbroccare la strada giusta, o se invece dietro la facciata di guru della techno si nasconda un reale talento della musica d'avanguardia. Nel frattempo lui insegna musica e produzione elettronica a Coventry, ha collaborato all'ultimo disco dei Black Tape For A Blue Girl dell'amico Sam Rosenthal e continua la sua attività di remixer.

I due dischi successivi, Keepsakes And Reflections (2001) e Dante's Kitchen (2001) consolidano la formula, senza tuttavia aggiungere particolari novità.

Attrition

Discografia

This Death house (1982)

6,5

The attrition of reason (Project 1984)
6
The voice of god (Project 1984) ep
6,5
Smiling at the Hypogonder Club (Project 1985) live
6
In the realm of hungry ghosts (Project 1986)
7
Future tense (1987) ep
7
At the fiftieth gate (1988)
7
Turn to gold (1989) ep
Recollection 84-89 (Project 1990) ant.
A tricky business (Project 1991)
6
The Hidden Agenda (Invisible 1993)
6
Ephemera (Invisible 1995) ep
6,5
Three arms and a dead cert (Project 1996)
7,5
Etude (Project 1997)
7,5
Eternity (Project 1998) ep
5
The Jeopardy Maze (Project 1999)
7
The Hand that feeds (Invisible 2000) remix
The Heretic angels (live, 2000)
Keepsakes And Reflections (Invisibile, 2001)
Dante's Kitchen (Underground, 2004)
Pietra miliare
Consigliato da OR

Attrition sul web

Sito ufficiale