Tobias Lilja

Time Is on My Side

2007 (n5md)
songwriter, avantgarde

Folgorazioni.

Parte “A Ruthless Beast”, l’imponenza magnetica e scultorea della voce si protende verso il baratro, ci sentiamo isolati in mezzo a un deserto di ghiaccio. Lo sappiamo, lo percepiamo: quella che ci assale è una “disperazione controllata”, proprio quella che Tobias Lilja, artista svedese pressoché sconosciuto, ha deciso di “cantare” con la sua musica. Una musica con il David Sylvian più espressionista nel cuore, ci tiene a precisare. Non che non gli si dia credito, ma da queste parti, in quella voce, corrono brividi Stewart-iani, nel senso di Xiu Xiu levigati e consegnati al cielo.

Isolazionismo e claustrofobia, in un coacervo di contraddizioni. Qui la luce (una luce sfuggente e arcana), lì il buio, a racchiudere uno psicodramma stranito, come uno Scott Walker meno acuminato, ambiguamente solenne: battere marziale, nebbie di rumori e frequenze, note sparse di piano (“Time, Oh Time”). Aurore boreali impalpabili, palpiti che montano come in una marea ultravioletta (“My Authority”): da qualche parte, il fantasma di Buckley padre, ma questo “starsailor” teme le vette, preferisce rintanarsi tra i cunicoli dell’anima, spolparne il mistero, prima di gettarsi a capofitto nella processione tenebrosa di “Blood Tracer”, lungo il girone infernale della rassegnazione straziata dalla speranza, intimamente falsa e meschina, e per di più, rischiarata da improvvise liturgie in rarefatto candore.

Contraddizioni, quindi; e in un vortice di remote peripezie interiori. Nel connubio tragico, ma vitale, tra celestiale ed infernale, tra umano e sovrannaturale, Lilja calibra le sue inquietudini con la perizia di un grande conoscitore del cuore e delle sue lacerazioni più profonde. En passant, arcani splendori, segnali nascosti, segreti taciuti ma additati come da una lontananza incolmabile (“Dreams of Movement”); o, ancora, serigrafati con cura sul bordo di un cuore nero, facendo attenzione alle increspature della passione, al vacillare dell’incanto messo in piedi con agonizzante dedizione (“A Settlement of Dust”).

Tra l’"outside" e l’"inside", un melodramma destabilizzato che si fa destabilizzante, che traccia il solco di una melodia tempestata di dolore e per cui, allora, a nulla potrebbe servire il fatto di aver “dormito come un re” (“I slept like a king…”), perché tanto, alla fine, si prende comunque il volo, svanendo invano (“Gas of Forgiveness”). Austero, espressionista, solitario come una belva ferita tra le strade silenziose di una “città morta”: la sua è una confessione che non fa sconti, sempre in cerca del perdono (“The Pyromaniac”), fosse anche per il tramite del misticismo digitale (“Beginner's Optimism”). Poi, improvvisa, la salvezza sembra a portata di mano, lì tra le pieghe di “Gothenburg”, sterminata proiezione-panoramica Stars Of The Lid, nella cui vertigine si consuma, finalmente, l’abluzione della coscienza, il delirio dell’ascesi interiore.

Quello che resta, infine, è il minimalismo “pneumatico” di “To Be Thought Of”, la cui pacificata visione d’insieme dimostra che, nonostante tutto, la disperazione ha un senso se osservata da lontano, lo sguardo rassegnato ma non sconfitto dal tempo. Un tempo che, non lo si dimentichi, è pur sempre dalla nostra parte.

Ci crediate o meno…

26/03/2007

Tracklist

1. A Ruthless Beast
2. Time, Oh Time
3. My Authority
4. Blood Tracer
5. Dreams of Movement
6. A Settlement of Dust
7. Gas of Forgiveness
8. The Pyromaniac
9. Beginner's Optimism
10.Gothenburg
11. To Be Thought Of

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