Remote Viewers

To The North

2010 (Remote Viewers)
jazz, avanguardia

Ho conosciuto David Petts. Una giacca troppo grande, un sorriso largo e sincero, la parlata lenta e misurata, uno sguardo curioso e sereno che accompagnava un viso spigoloso e vigile. Poi l'ho visto suonare su di un palco minuscolo e guidare un'improvvisazione irradiante asimmetria ed un sentimento atonale sapientemente sporcato da getti improvvisi di un free jazz obliquo che parte dal Peter Brötzmann di "Nipples" per arrivare, e non è per niente facile, al primo Eric Dolphy.

 

La musica dei Remote Viewers si è fatta notturna. Finiti i tempi di "Sinister Heights", in cui la pura avanguardia occupava il posto che è ora di un sentire dark (non "oscuro"; proprio noir, "velato"), è ora il momento di un timido tripudio di fioche luci cittadine, del cinismo urbano violato dagli squarci di reminiscenze visive particolarmente care a esponenti dell'avanguardia viscerale come Evan Parker. Un Parker che ritroviamo nel quartetto di sax (David Petts, Adrian Northover, Caroline Kraabel e Sue Lynch) che riesce nell'intento - a volte puramente utopico - di spaziare seguendo il proprio istinto senza uscire da un percorso segnato da un'estetica semplice nella forma ma estremamente complessa nella sostanza.

D'altronde se le sette tracce di "To The North" hanno un merito è proprio quello di non estraniarsi da un contesto comune, di non perdere di vista un arrangiamento asciutto e lineare a scapito di un'enfasi creativa sempre pericolosamente in agguato quando si esce dalla forma-canzone per entrare nell'avanguardia.

 

Per dirla con Brecht (a cui il combo inglese ha dedicato "The Minimum Programme Of Humanity: Sung Words By Bertolt Brecht" nel 2002): "perché le cose stanno come stanno che non resteranno come stanno". Ed è proprio questo il motivo per cui, forse inconsciamente, David Petts parla di album coerente col passato, con la ricerca filomusicale di lavori costantemente votati alla rottura di schemi immobili e onnipresenti anche nell'intricato universo avanguardista. "To The North" è invece, a suo modo, un'evoluzione: il corpo si espande (il terzetto diviene settetto) e la mente si apre liberandosi dalle tracce di elettronica del passato e rendendo più fluido lo scorrere del sonoro attraverso quel sentire logico ma complesso che è uno dei punti di forza dell'ultimo lavoro.

 

Una sezione ritmica di tutto rispetto vede John Edwards al basso e Mark Sanders alla batteria con in più Rosa Lynch-Northover alla marimba.

Viene da domandarsi se la musica dei Remote Viewers non sia pronta per dare voce al mezzo cinematografico e la risposta, scontata, riflette la palese inclinazione del settetto a un suono fortemente descrittivo, colorato la cui presenza timbrica illumina (o per meglio dire: dolcemente rabbuia) i vicoli di una città in costante evoluzione e doloroso conflitto con se stessa.


25/01/2011

Tracklist

  1. Journey To The Border
  2. The Lure Of Heresy
  3. Saturation Bombing
  4. All The Conspirators
  5. The High Place
  6. To The North
  7. The Memorial

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