To Kill A King

Cannibal With Cutlery

2013 (Lead Astray Music)
orchestral folk, psych-folk

Londinesi di adozione ma nati ufficialmente a Leeds, i britannici To Kill A King, con l’aiuto dell’esperto produttore Jim Abiss (Arctic Monkeys, Adele, Bombay Bicycle Club) confezionano un album raffinato, incantevole e di sicuro impatto, frutto ultimo di una lunga e attenta campagna di promozione messa in pratica attraverso canali più o meno standard di diffusione audio/video.
Ralph Pelleymounter (voce e chitarra acustica), Josh Platman (basso), Jon Willoughby (batteria), Ian Dudfield (chitarra elettrica) e Ben Jackson (sintetizzatore e tastiere) pongono sul piatto tanta modernità, scelta accuratamente tra le pieghe soniche che si formano ai bordi di ascolti ripetuti di un certo art-pop non proprio da classifica ma di sicuro apprezzamento, e anche tanta inclinazione per il vintage, di quello senza tempo tra psichedelia e folk-pop. Una formula forse non troppo originale nel complesso, ma che lascia certamente grande spazio agli artisti per sbizzarrirsi senza doversi discostare troppo dai fasti della classica forma-canzone.
La forte esclusività che distingue, o quantomeno ci prova, l’opera prima dei To Kill A King, è l’impiego di strumenti orchestrali, archi e fiati, incastrati con cura maniacale nel tessuto sonoro per far sì che la musica acquisti un’intensità e un crescendo emotivo tumultuosi. Il risultato è encomiabile già nei primi secondi del disco, ma sarà facile goderne in modi e sfumature diverse per tutti i cinquantatré minuti della tracklist.

Proprio nell’impetuoso folk-rock a metà tra Mumford And Sons e Lumineers (“Letters To My Lover (The Dylan Fan)”, “Funeral”) si esprime al meglio la band d’oltremanica, specie quando riesce a imbrogliare e mischiare con efficacia e resa perfetta quel folk con le ossessioni del post-punk revival e l’art-rock di stampo The National (“Rays”). Allo stesso modo è ammirevole il connubio tra il folk e l’armonia e la liricità del pop che si manifesta in “Gasp”, brano che sarebbe stato ineccepibile se solo avesse calzato una ricerca melodica più premurosa all’orecchiabilità schietta; ecco dunque il primo ingombrante vizio del disco. Se pertanto la band di Matt Berninger è da indicarsi come uno dei punti di riferimento cardinali (“Fictional State”), sicuro è che lo scheletro che conduce l’ascolto fino alla fine è una certa vocazione pop, mai velata, particolarmente eterea e sognante, profondamente enfatica ma mai eccessivamente struggente, che somiglia a come suonerebbero i Coldplay se decidessero di scrivere un album folk (“Family”, “Children Who Start Fires”, “Choices”, “Besides She Said”, “I Work Nights and You Work Days”). Un solo intermezzo a spezzare il ritmo serrato (“Cannibals With Cutlery”) mentre non potevano mancare brani dall’attitudine più moderna, indie, come lo sono i Frightened Rabbit o gli I Am Kloot, ritmati e ballabili (“Wolves”) o anche solo più dinamici e radiosi (“Cold Skin”), quasi a ricordarci di non avere tra le orecchie un vecchio album di una dimenticata band d’inizio millennio, bensì dei giovani neo-britppopper legati al passato, ma proiettati verso il futuro.

Approdati alla fine, dopo un paio di ascolti, sembrerebbe il momento buono per tirar via dallo stereo questo “Cannibal With Cutlery” ma poi, come un flashback, ti tornano alla mente un paio di frasi del disco che probabilmente avevi notato poco e capisci che è il caso di premere play ancora perché nei testi intonati da Ralph Pelleymounter c’è più di una semplice armonia di note. C’è quella poesia che abbiamo un po’ dimenticato potersi scovare anche nel pop, a volte, almeno quando ci sono scrittori capaci a confezionare parole. “Vado a casa solo per vedere il tuo volto. Per vedere che non è cambiato e anche se si è addormentato. Sembra così naturale baciarti come il sole che sorge”.
Espressioni che per un attimo ti lasciano dimenticare che in fondo, “Cannibal With Cutlery” è molto meno imponente di quello che la definizione orchestral-folk voleva lasciar credere e che scrivere note immortali non è comunque cosa per tutti.

P.S. Nella edizione deluxe troverete “Cannibals With Cutlery (Reprise)”, “Standing In Front Of The Mirror”, “We Used To Protest/Gamble (Gamblers Version)” e Howling (Acoustic Version).

30/12/2013

Tracklist

  1. I Work Nights And You Work Days
  2. Cold Skin
  3. Funeral
  4. Wolves
  5. Cannibals With Cutlery
  6. Besides She Said
  7. Gasp/The Reflex
  8. Choices
  9. Rays
  10. Children Who Start Fires
  11. Fictional State
  12. Family
  13. Letters To My Lover, The Dylan Fan
  14. Cannibals With Cutlery (Reprise) (Deluxe Edition)
  15. Standing In Front Of The Mirror (Deluxe Edition)
  16. We Used To Protest/Gamble (Gamblers Version) (Deluxe Edition)
  17. Howling (Acoustic Version) (Deluxe Edition)








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