Luca Sigurtà

Goddess

2018 (Glistening Examples)
drone-ambient, experimental, cinema
7.5

Veronica Lake, Linda Darnell, Judy Garland, Paulette Goddard, Louise Brooks. Sono alcune tra le grandi dive della “silent era”, quella del cinema muto, che incantarono gli spettatori nelle sale di proiezione del primo Novecento, quando la settima arte ancora non aveva voce. Tutte accomunate da un enorme successo in giovane età, ma anche da una scomparsa, dalle scene come dalla vita, avvenuta in modo tragico. All'imbrunire del 2018, Luca Sigurtà sceglie di omaggiarne la grandezza con un lavoro appassionato, “Goddess”, uscito per la Glistening Examples di casa a Berwick, Maine.

Servendosi del registratore analogico a bobina per antonomasia, il Revox B77, abilmente manipolato, il compositore biellese richiama alla memoria le artiste con sei invocazioni droniche di toccante intensità. E così, il ricordo di Veronica Lake, acclamata interprete del genere noir e icona del “peekaboo bang” (la caratteristica acconciatura che copre interamente un occhio), affiora nei malinconici rintocchi di basso e nel bouquet di stratificazioni sonore della traccia d'apertura - per chi scrive, tra le più belle ascoltate quest'anno. A celebrare la star sono anche i fiotti isolazionisti di “Wrong Room”, titolo della pellicola diretta nel 1939 da Lou Brock, che vide Lake fra i protagonisti. Morì di epatite nel 1973, a soli 50 anni.
Il dramma della diva Linda Darnell, morta nel 1965, a 41 anni, in un incendio divampato nella sua casa a Chicago, rivive in “Hangover Square” (thriller di John Brahm in cui interpretò la cantante Netta Longdon) e nelle lingue di fuoco badalamentiane che Sigurtà smorza in una coda di algido organo chiesastico.
“Nuvole passeggere”, del 1946, è forse il musical più conosciuto di Richard Whorf, nel quale recitò anche Judy Garland, la Dorothy Gale de “Il mago di Oz” di Victor Fleming, per intenderci. Attrice, ballerina e cantante formidabile nonché madre di Liza Minnelli, con alle spalle una carriera di fasti alternati a pesanti capitomboli, rimase uccisa a 47 anni da una dose massiccia di barbiturici assunti per un periodo prolungato. “Till The Clouds Roll By”, titolo originale del film di cui sopra, le rende onore con una caliginosa composizione ambient, attraversata da refoli di tetra modern-classical e timidi sprazzi glitch.

Paulette Goddard, apparsa, fra gli altri, in “Tempi moderni” e “Il grande dittatore”, ebbe un ruolo centrale nel film di Mitchell Leisen “La porta d'oro”, ovvero “Hold Back The Dawn”, così come ci ricorda Sigurtà nella traccia forse più polarizzata del lotto, i cui bordoni iniziali instillano una quiete che, lentamente, si tramuta in strisciante malessere, generato da una costante espansione dei suoni e accentuato da sporadici disturbi di frequenza. Goddard morì per delle complicazioni dovute a un enfisema, nel 1990.
La conclusiva “Empty Saddies” gioca col titolo del western movie “Empty Saddles” di Lesley Selander (1936), fra i cui interpreti ci fu l'attrice e ballerina Louise Brooks, famosa soprattutto per i suoi ruoli in “Il vaso di Pandora” e “Diario di una donna perduta”, entrambi di Georg Wilhelm Pabst. Qui l'artista è salutata da un'imponente elegia di musica cosmica che, sul finale, si riversa in una dimensione sconosciuta, accompagnata da uno strascico di sonorità cupe e informi. Nel 1985, alla soglia dei 79 anni, Louise Brooks fu colpita da infarto e venne trovata senza vita nel suo appartamento a Rochester.

A partire dalla scintilla da cui è nato, “Goddess” raggiunge vette compositive che senza dubbio elevano Luca Sigurtà ad autore ambient fra i più eleganti e evocativi in circolazione. Quindi, chapeau.

15/12/2018

Tracklist

  1. Peekaboo Bang
  2. Hangover Square
  3. Wrong Room
  4. Till The Clouds Roll By
  5. Hold Back The Dawn
  6. Empty Saddies