Melaine Dalibert

Musique pour le lever du jour

2018 (Elsewhere)
minimalismo

Sono sempre più convinto che il minimalismo non sia definibile come uno stile o una facile etichetta: è anzitutto forma mentis e per diretta conseguenza modus operandi, atti a ridefinire il tempo dell’esistenza e dell’arte viste come entità indissolubili. È questo aspetto a rendere tanto ricca una musica essenziale come quella del pianista e compositore bretone Melaine Dalibert, che nell’arco di un anno ha infatti trovato dimora presso due etichette indipendenti d’altro profilo: l’inglese Another Timbre (“Ressac”, 2017) e ora la neonata Elsewhere a cura di Yuko Zama – produttrice e designer da sempre coinvolta nei progetti della statunitense Erstwhile, diretta dal compagno Jon Abbey. L’artwork di questo secondo numero di catalogo è a firma di David Sylvian, estimatore dell’avanguardia radicale da esse rappresentata, e cui ormai afferisce lui stesso nei suoi sporadici progetti musicali.

Il luminoso orizzonte che si staglia nelle quiete partiture di Dalibert non potrebbe descriversi meglio che con l’immagine di un’alba perpetua: e invero non c’è miglior momento, nell'arco delle ventiquattro ore, per godere appieno di questo baluginante splendore, laddove il riverbero dei raggi di sole si rende tangibile per mezzo dei singoli tasti inanellati nel corso del lungo brano, senza eccezioni a quella che appare come una disciplina dello spirito oltre che una precisa scelta di scrittura.
Similmente al pianista R. Andrew Lee nell’interpretazione di November (1959), fluviale prototipo minimalista dell’obliato pioniere americano Dennis Johnson, così anche Dalibert riesce ad alternare e giustapporre alla perfezione le sequenze di toni cangianti su scale pentatoniche, che con l’uso del pedale di risonanza trovano sempre nuovi punti d’incontro tra le rispettive ombre che man mano si propagano nello spazio acustico.

Cullati e mesmerizzati da un così semplice prodigio di espressività contemporanea, nella “Musique pour le lever du jour” incontriamo più sfumature di quante sarebbe lecito aspettarsi. Dedicata al pianista belga Stéphane Ginsburgh, interprete di pregio dell’opera di Morton Feldman edito da Sub Rosa, la suite di Melaine Dalibert aggiunge un altro importante tassello alle fondamenta posate in questi anni dai "composers of quiet" (Alex Ross), umili esponenti di un rinascimento che ancora in pochi riconoscono e apprezzano ma che forse, a posteriori, lascerà un’impronta significativa nella musica a venire.

03/09/2018

Tracklist

  1. Musique pour le lever du jour

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